Doppio beneficio Un progetto per trasformare i rifiuti marini in carburante per i pescatori

Si chiama Life dream e vuole preservare le barriere coralline profonde dei nostri mari: «Trasformiamo la plastica in combustibile dopo un processo di triturazione senza necessità di ulteriore raffinamento. Così l’impatto climatico del prodotto è inferiore rispetto ad altre altre tipologie di benzina», ci spiega la coordinatrice Federica Foglini

Courtesy of Life dream

I rifiuti marini possono diventare carburante per i pescatori. Lo dimostra Life dream, il progetto internazionale guidato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) – Ismar e finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Life, un’iniziativa istituita nel 1992 per sostenere Bruxelles nella realizzazione gli obiettivi del Green deal. Primo fra tutti, la creazione di strategie sostenibili che favoriscano lo sviluppo di un’economia circolare. 

In questo senso la trasformazione della plastica in combustibile da destinare al mercato ittico è proprio un’intuizione in grado di perseguire una prospettiva che tenga vicini ecosistemi e lavoratori, così da coinvolgerli attivamente nella tutela dell’ambiente. Al centro del progetto, che coinvolge Italia, Spagna e Grecia, ci sono i cosiddetti deep reef, le barriere coralline profonde dei nostri mari che rappresentano veri e propri habitat ricchi di anidride carbonica capaci di attrarre una fauna altamente diversificata. E sono diverse le minacce alla loro salute. 

Si pensi al cambiamento climatico, all’incremento dell’attività ittica e all’abbandono dei rifiuti, a cui Life dream prova a rispondere con diverse attività. Gaia Blu per esempio è il nome della nave oceanografica del Cnr, protagonista della campagna Ecorest: questa spedizione è stata utile a esplorare i fondali in aree strategiche del Tirreno meridionale, dello Ionio settentrionale e dell’Adriatico meridionale, per monitorare lo stato di salute degli ecosistemi marini profondi e favorire il ripristino degli habitat più vulnerabili. 

A bordo ricercatori del Cnr, dell’Università Aldo Moro di Bari, dell’University of Galway, e di centri di ricerca nazionali e internazionali quali la Stazione zoologica “Anton Dohrn” e il French institute for ocean science. «Abbiamo raggiunto le coste di Bari e di Napoli per intervenire nei loro rispettivi canyon, due profonde incisioni marine che raggiungono circa mille metri di profondità ricche di coralli bianchi», spiega Federica Foglini, coordinatrice del progetto Life dream.

courtesy of Life dream

L’obiettivo, continua Foglini, «è provvedere al restauro di queste aree attraverso due azioni specifiche: la prima è quella di rimuovere i rifiuti dai fondali con l’utilizzo di bracci robotici, per poi procedere alla ricolonizzazione dei deep reef». Le navi oceanografiche come Gaia Blu sono infatti dotate di un’attrezzatura capace di eseguire prelievi puntiformi di bottiglie, tappi, sacchetti in plastica, tali da non provocare alterazioni al tappeto di coralli circostante. 

«Perché abbiamo scelto di concentrarci sugli ecosistemi marini profondi? La risposta è semplice questi habitat contribuiscono alla regolazione climatica del pianeta, assorbendo anidride carbonica, e alla riproduzione di diverse specie ittiche. È una vera e propria culla per la biodiversità», dice Federica Foglini. 

Oggi sui fondali di Bari e Napoli sono state installate rispettivamente dodici e sedici strutture artificiali stampate in 3D e costituite da materiale biodegradabile pronte a facilitare l’attecchimento e la ripopolazione degli ecosistemi. «Si tratta di un lavoro molto meticoloso, soprattutto se si considerano i tempi di crescita dei coralli (un centimetro e mezzo in un anno, ndr). Noi li monitoriamo installando sui dispositivi lasciati sui deep reef delle telecamere» racconta la coordinatrice. 

courtesy of Life dream

Grazie alla partecipazione al programma europeo Life, i ricercatori di Life dream hanno la possibilità di lavorare in rete con le iniziative comunitarie che condividono gli stessi obiettivi, come il progetto Clean Sea di Legambiente. Ma Life dream, rispetto alle altre realtà attive in Europa, agisce su due aspetti che la rendono unica rispetto ai programmi in circolazione. Parliamo appunto del suo focus sui deep reef e dell’intuizione di ricavare dai rifiuti marini carburante destinato ai pescatori. 

«Abbiamo realizzato un prototipo che, attraverso il processo chimico della pirolisi a bassa temperatura, trasforma la plastica prelevata dal mare in combustibile, dopo un processo di triturazione senza necessità di ulteriore raffinamento – aggiunge Federica Foglini – L’impatto del carburante prodotto è inferiore in termini di CO2 rispetto ad altre tipologie di benzina, perché la pirolisi è processo di decomposizione termochimica ottenuto mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante. I pescatori coinvolti nel nostro progetto, che abbiamo incontrato in due incontri organizzati a Monopoli (Puglia) e a Ischia (Campania), ci hanno spiegato che dal loro punto di vista si tratta di un’idea vincente. Non tanto in termini di abbattimento di costi per il carburante, quanto piuttosto per il fatto di essere chiamati a partecipare a una nuova idea imprenditoriale e di comunità».

Tra gli obiettivi del progetto vi è anche quello di migliorare la conoscenza di questi habitat, portandoli all’attenzione del grande pubblico. Per riuscirci, ogni spedizione è importante per raccogliere informazioni scientifiche utili a migliorare la gestione delle risorse naturali. I dati acquisiti e analizzati vengono poi organizzati e resi disponibili a tutti gli stakeholder (mondo scientifico, amministratori locali e cittadini) tramite un portale che si può consultare sulla pagina web di Life dream

courtesy of Life dream

«Life dream fa avvicinare i cittadini, le istituzioni e il mondo della ricerca, mettendo in equilibrio le reciproche esigenze nel nome della mission del programma europeo Life. Attraverso un approccio innovativo e sostenibile, vogliamo infine estendere i siti protetti dalla Rete Natura 2000 creata dall’Unione europea, ovvero la rete di siti di interesse comunitario (Sic), alcuni dei quali sono considerati Zone speciali di conservazione (Zsc)», spiega.  

Dall’esperienza italiana, ora Life Dream è pronta a raggiungere le coste spagnole e greche, intervenendo nello specifico presso il Seco de los olivos seamount nel Mare di Alboran, in Spagna e il Parco nazionale Marino di alonissos nelle Sporadi settentrionali, in Grecia. «Dalla sinergia nata con Life dream è possibile innescare nuove possibili storie. E con i primi interventi italiani ne è già stata scritta una», conclude la coordinatrice di Life Dream.

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