Questo brano è tratto dal libro “Insurrezione. Il populismo illiberale che sta facendo a pezzi l’America e la società aperta”, di Robert Kagan, pubblicato da Linkiesta Books. Il volume si può acquistare in libreria oppure qui sullo store, con spese di spedizione incluse.
La presa di Trump sull’immaginario di milioni di americani è straordinaria. Raramente nella storia degli Stati Uniti un personaggio politico ha suscitato una tale adorazione e una così totale fiducia mentre era ancora in vita e in attività. Persino il venerato Reagan è stato spesso attaccato dai conservatori per aver deluso le loro aspettative. I sostenitori di Trump non lo criticano mai e non tollerano critiche nei suoi confronti, nemmeno sulle questioni sulle quali sono in disaccordo con lui. Ad esempio, la ribellione dei conservatori contro le chiusure determinate dalla pandemia e contro le vaccinazioni per il Covid, che avvenne durante il mandato di Trump, non fu caratterizzata in primo luogo da una paranoia nei confronti del governo e dei vaccini – dopo tutto, quello al potere era il loro governo e il vaccino in questione era quello che proprio l’Amministrazione Trump aveva approvato, per poi fare in modo che fosse prodotto il più rapidamente possibile – ma fu piuttosto diretta contro chi criticava Trump.
Il presidente aveva affermato che il virus sarebbe stato di lieve entità e la sua diffusione si sarebbe arrestata rapidamente e i suoi sostenitori non solo gli avevano creduto, ma fornivano delle “prove” che dimostravano che aveva ragione. Costoro se la presero quindi con Anthony Fauci e con le autorità sanitarie del Paese perché le loro dichiarazioni contraddicevano e mettevano in imbarazzo quello che era il loro leader e il loro eroe. Richard Epstein, un famoso docente conservatore che insegna Legge alla New York University, manifestò la sua lealtà a Trump in modo così servile da sostenere, nelle prime fasi della pandemia, che il virus non avrebbe causato più di cinquecento vittime (al 1° novembre 2023, secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention, il numero di morti per Covid negli Stati Uniti era arrivato a 1.150.119). Alcuni sostenitori di Trump che avevano contratto il Covid non si recavano nemmeno in ospedale o non riferivano di avere il virus, per non corroborare le tesi degli oppositori liberali che contraddicevano Trump. «Non ho nessuna intenzione di andare a ingrossare i numeri», disse un fan di Trump a un giornalista. Una quota significativa dei sostenitori di Trump era disposta a rischiare la morte piuttosto che adottare i comportamenti che venivano raccomandati da chi criticava Trump.
Quanti politici possono contare su una simile devozione? La figlia di un uomo condannato per il ruolo da lui svolto nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 ha ricordato in seguito che, quando Trump parlava, suo padre «cadeva in ginocchio». E quanti politici oltre a Trump possono contare su dei gruppi di sostenitori che – come facevano i deadheads con i Grateful Dead – viaggiano per tutto il Paese per partecipare al maggior numero possibile di comizi del loro beniamino – comizi che suscitano intense emozioni, come se fossero una riunione di Risveglio cristiano del Diciannovesimo secolo o un concerto dei Beatles? Il tipico comizio di Trump è stato descritto così da una persona che vi ha preso parte: «La sala sta scoppiando. Tutti urlano e il tuo cuore batte in un modo che… Oh mio Dio… È un qualcosa che non avevo mai provato in vita mia». Trump dà voce alle ansie e alla rabbia dei suoi elettori, ma soprattutto li incoraggia ad avere una voce propria, ad agire invece di crogiolarsi nel vittimismo e a celebrare la loro comune ostilità nei confronti del sistema liberale. Il risultato è che decine di milioni di americani seguiranno Trump ovunque, anche se questo dovesse implicare il rovesciamento di un sistema di governo che in ogni caso essi non apprezzano più e che considerano in contrasto con i loro interessi.
Le persone sono saggiamente riluttanti a usare con leggerezza una parola come “fascismo”, ma è difficile trovare una parola migliore per descrivere il rapporto tra il tipo di leader incarnato da Trump e il suo seguito devoto. Il fascismo è una malattia a cui le democrazie moderne sono particolarmente sensibili. E, nell’epoca della società di massa (nella quale abbiamo vissuto per la maggior parte degli ultimi due secoli), l’alternativa più frequente alla democrazia è stata proprio il fascismo, declinato in varie forme. Le nazioni moderne non sono propense all’istituzione di nuove monarchie: quindi, per avere una qualche legittimità che vada oltre l’esercizio della forza bruta, un leader moderno deve quantomeno dare l’impressione di parlare a nome delle masse. Nel caso di un Paese democratico, un leader autoritario deve innanzitutto crearsi un seguito di massa che gli permetta di vincere all’interno del sistema democratico per trasformare poi questo sistema in una qualche altra forma di governo sulla quale possa esercitare il suo dominio. Adolf Hitler raggiunse il potere in Germania vincendo elezioni democratiche, dopo aver ispirato fiducia ai cittadini comuni tedeschi che appartenevano alla classe media offrendo loro un’alternativa alla democrazia disordinata e spesso bloccata della Germania di Weimar. E, solo in seguito, consolidò la sua conquista del potere eliminando le istituzioni democratiche.
L’attrattiva di Trump sulle masse lo ha spinto in una posizione di potere a livello nazionale che lui non aveva neanche cercato davvero. Ma, una volta che ha conquistato quella posizione, non è più stato disposto a rinunciarvi. Il suo narcisismo si è trasformato in megalomania. E la sua megalomania lo ha trasformato in un aspirante tiranno. E questo è proprio uno di quegli accidenti, di quegli eventi imprevedibili che possono cambiare il corso della storia. Il fatto che un uomo con le caratteristiche personali di Trump si sia candidato alla presidenza proprio nel momento in cui la forza e la furia dell’antiliberalismo americano stavano raggiungendo un nuovo picco sarà trattato dagli storici come un evento inevitabile. Ma Trump non era inevitabile. Ciò che era inevitabile era lo scontro tra il liberalismo e l’antiliberalismo. E questo scontro era inevitabile perché non era mai cessato.
Questo brano è tratto dal libro “Insurrezione. Il populismo illiberale che sta facendo a pezzi l’America e la società aperta”, di Robert Kagan, pubblicato da Linkiesta Books. Il volume si può acquistare in libreria oppure qui sullo store, con spese di spedizione incluse.