Tra le tante cose che si dicono e si sanno di Elon Musk – tutte funzionali alle cose che non si dicono e non si sanno di lui – c’è anche la predilezione dichiarata per la ketamina, un potente farmaco analgesico utilizzato off-label anche come antidepressivo. E così, stando a quel che dice l’interessato, la usa anche il numero 1-bis della nuova amministrazione americana.
La ketamina è largamente utilizzata come droga da sballo per i suoi potenti effetti dissociativi ed euforizzanti, che inducono fenomeni dispercettivi e allucinatori. Il consumo di ketamina dissolve l’unità del soggetto rispetto a sé stesso e alla realtà, e lo traghetta temporaneamente in una dimensione parallela, in cui gli stati emotivi e mentali sono amplificati ed esasperati. Come accade per altre droghe, il consumatore si sente molto più presente a sé stesso, quanto più è alienato dalla sua situazione concreta.
La terapia psichedelica con ketamina è uscita con Musk dai laboratori delle sperimentazioni psichiatriche e psicoterapeutiche, su cui pare dare interessanti risultati, per assurgere a modello di cura delle sindromi identitarie dell’America profonda, e per ripristinare, sia pure per via allucinatoria, un senso di integrazione sociale e culturale in un Paese diviso da profonde disuguaglianze, ma ancora più profondamente lacerato dal sentimento crescente di ostilità e di estraneità verso quell’America globale, che il partito Maga da anni descrive come una perversa forma di sfruttamento dei sogni e dei quattrini dei veri americani, e che invece rappresenta il prodotto più autentico dell’universalismo politico e della fortuna economica statunitense.
Musk che ha interessi e clienti in ogni dove, con l’aggiunta delle possibili e future piattaforme ultraplanetarie, ha sposato la retorica trumpiana dell’America che torna grande perché torna a casa, facendo piazza pulita dei traditori e dei venduti e l’ha algoritmicamente anabolizzata per servirsene, e quindi per servirne il disegno più ambiziosamente reazionario, quello della trasformazione della più grande democrazia liberale della storia in un’autocrazia tecnocratico-plebiscitaria, con il ritorno dal governo della legge al governo degli uomini e dal rule of law al rule of power.
Non ci vuole troppa fantasia per capire quanto tutto ciò possa incontrare gli interessi di corporation transnazionali, tra cui quella di Musk, cui farebbe comodo un ecosistema politico emancipato dalle regole e dai check and balances del vecchio costituzionalismo liberale e fondato su relazioni affaristiche col potere politico nazionale e internazionale.
Se queste distopie post-democratiche sono penetrate così fortemente nel cuore degli americani, al punto da avere completamente soppiantato la vecchia ideologia del Grand Old Party, rispondono evidentemente a qualcosa di reale, che non significa però qualcosa di vero. Rispondono alla realtà dell’America che è stata pazientemente costruita dagli impresari del caos e dell’inquinamento cognitivo, e negligentemente abbandonata dall’altra America, ingenuamente persuasa che l’odio e il fanatismo, l’irrazionalità e le superstizioni, le paranoie e le fobie dilaganti fossero un fenomeno di sottosviluppo democratico destinato col tempo a riassorbirsi, non il prodotto di un programma di sviluppo anti-democratico concepito a tavolino, studiato e applicato scientificamente, al punto da trasformare ogni singolo device in un dispositivo di condizionamento capace di suscitare odio o sollievo, indignazione o appartenenza, partecipazione o alienazione.
Che Biden non abbia fatto nulla per i colletti blu della Rust Belt che hanno decretato la sconfitta di Harris è una totale sciocchezza. Ha fatto enormemente di più di quel che aveva fatto Trump nei quattro anni precedenti, e che farà nei quattro successivi, ma non ha fatto nulla che rispondesse a quel bisogno che la martellante campagna sul complotto contro l’America aveva suscitato e che era appunto l’urgenza di liberarsi dal fantasma e di evadere dalla prigione dell’american carnage.
A tutti costoro Musk ha dato la sua ketamina politica transumanista, e Trump ha fornito dosi da cavallo di Fentanyl patriottico e il delizioso trip della sedazione euforica e dell’ebrezza analgesica. Hanno vinto loro, con numeri che sono impressionanti, in termini relativi, essenzialmente per il crollo dell’elettorato democratico, ma che sono sconvolgenti in termini assoluti se si guarda alla penetrazione che nella società americana ha avuto la dottrina Maga, che non è molto più che una banalissima teoria cospiratoria, ma è diventata nell’America e nel mondo di oggi la leggenda vincente e ha conquistato una vera egemonia culturale nella destra globale.