C’è un filo rosso che unisce Luca Gargano, patron e direttore della Velier, e Alex Webb, celebre fotografo americano dell’agenzia Magnum. È la passione per l’essere umano, il desiderio di avvicinarsi il più possibile alla storia delle persone. «Io e Alex siamo accomunati dalla voglia di explore the humanity», ha detto Gargano, mischiando inglese e italiano per cercare di farsi capire sia da Webb, sia dalle decine di persone presenti al Remedy Wine & Spirits di Milano. «Lui con gli scatti e io con la ricerca di prodotti tipici… siamo entrambi viaggiatori curiosi del mondo».
Martedì 12 novembre nel locale di via Morelli 26, a Milano, si è tenuta la seconda edizione della Magnum Series, una collaborazione tra la rinomata agenzia fotografica con sede a New York e Velier, la società genovese di importazione e distribuzione di liquori, distillati e vini. Il progetto, che ha conosciuto una prima tappa tre anni fa grazie al contributo artistico del fotografo Elliott Erwitt, ha permesso di aprire una finestra culturale sul mondo delle eccellenze alcoliche. L’evento si è sviluppato attorno alla degustazione e alla presentazione di quattro bottiglie di rum di altissima qualità, impreziosite da etichette raffiguranti altrettanti scatti di Webb.
«La fotografia è un modo personalissimo di percepire la realtà e ogni fotografo conosce il mondo in maniera diversa», ha dichiarato a Linkiesta Etc. «Non saprei spiegare fino in fondo cosa ci sia dietro certe scelte tecniche nei miei scatti. Credo che il modo in cui ciascuno percepisca il mondo sia semplicemente misterioso». Interrogato poi sulla corrispondenza sinestetica tra immagine e gusto, Webb ha risposto che secondo lui «esiste una specie di collegamento tra le due esperienze sensoriali. Anche in questo caso dipende dal singolo: per me il dialogo tra un certo rum e una determinata fotografia può produrre una specifica nota visuale, che potrebbe però essere diversa da quella percepita da un’altra persona».
A fare da cerniera tra il mondo della fotografia e quello dei distillati sono stati i Caraibi, visitati per la prima volta dall’imprenditore e dallo street photographer nello stesso anno, il 1975 – un simpatico intreccio del destino. I quattro scatti di Webb scelti per l’occasione hanno immortalato attimi di vita ad Haiti, a Trinidad, in Giamaica e a Saint Lucia. Caraibici sono anche stati tre dei quattro rum selezionati da Gargano – in particolare il Clarendon (dieci anni) e l’Hampden (tredici) provenivano dalla Giamaica, e il Saint James (dodici) da Martinica – mentre uno, il Beenleigh (otto), era australiano.
Attorno alle 19 la sala del Remedy si è riempita quasi del tutto, e i camerieri hanno iniziato a versare i quattro rum negli spirits snifter. «Si parte dal bicchiere più a sinistra», hanno raccomandato passando tavolo per tavolo. Nel frattempo, Gargano ha preso un microfono e ha presentato l’evento, ringraziando i presenti e raccontando per sommi capi i traguardi raggiunti dalla Velier nel mondo dei rum dal 2010 a oggi: «From cinderella to princess», ha detto zelante, mentre camminava avanti e indietro affianco al banco bar. «Piano piano, grazie a un grande lavoro aziendale, siamo riusciti a portare il single rum praticamente al livello di riconoscimento dei grandi single malt. E questa è una gran bella soddisfazione».
Il Saint James ha aperto le danze. Al naso si è presentato corposo, con sentori di miele, cioccolato e aromi vegetali. Al palato è invece parso delicato, con spezie e sfumature di cacao e zenzero candito. «Partiamo da questo perché ha un grado alcolico più basso: è l’unico rum imbottigliato al quarantacinque per cento, mentre gli altri sono tutti al sessanta per cento», ha spiegato Gargano, prima di dare la parola a Webb, in piedi a un’estremità del banco bar.
Il fotografo ha raccontato dello scatto presente sull’etichetta della bottiglia: un uomo in sella alla propria bici, in mezzo a un palmeto. «Nel 1988 sono stato contattato da una rivista per lavorare a un pezzo sui Caraibi orientali scritto da Derek Walcott, il poeta di Saint Lucia Premio Nobel per la letteratura», ha spiegato Webb, serrando gli occhi per meglio mettere a fuoco il ricordo. «A Saint Lucia, Derek raccontava la sua visione della poesia, spesso citando le sue opere e quelle di altri poeti, in particolare di John Keats. Per Derek, quei famosi versi dell’“Ode su un’urna greca” sembravano perfetti: “Bellezza è verità, verità bellezza, questo solo / sulla terra sapete, ed è quanto basta”. È stato un enorme privilegio vedere Saint Lucia attraverso gli occhi di un grande poeta».
Quindi è stato il turno del Beenleigh, prodotto dal 1884 nell’omonima distilleria del Queensland orientale, in Australia. Gargano ha preso un bicchiere con questo rum, un po’ più chiaro del precedente, e si è preparato al discorso: «Pensate che inizialmente la produzione avveniva su una barca di legno, on a wooden boat. Questa barca navigava sul fiume e si fermava davanti alle sugar factories, da cui prendeva la melassa che poi veniva distillata direttamente a bordo», ha detto sospinto dall’entusiasmo. Avvicinando il naso al bicchiere si percepivano sentori di frutta, miele e cera. In bocca, invece, note di agrumi e pesca.
Sull’etichetta una fotografia scattata ad Haiti nel 1979 raffigurante due figure di profilo e in ombra, in mezzo a un ambiente architettonico a tinte rosse e blu. «Nei quattro anni precedenti avevo lavorato molto in bianco e nero nei Caraibi e lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, luoghi in cui dominano luce brillante e colori vivaci. Mi sono progressivamente reso conto che dovevo passare al colore per fotografare questi mondi», ha detto Webb, rievocando nella memoria quei paesaggi.
«E così, quando sono tornato ad Haiti, è stato per immergermi non solo nella straordinaria e intensa cultura dell’isola, ma anche per rispondere ai suoi colori sorprendenti e vibranti, dove le case, le scuole e gli altri edifici locali erano spesso dipinti in vivaci rossi, verdi, gialli e blu». Infine, i due rum giamaicani. Clarendon è il nome di una distilleria fondata nel 1780 a Saint Catherine’s Town, nel Sud dell’isola. Il rum che lì viene prodotto odora di albicocca e vaniglia e rilascia un sapore dolce in bocca. «Clarendon è il classico rum che veniva esportato in Inghilterra nel ventesimo secolo, quindi un alcolico con meno esteri e, diciamo, meno funky», ha commentato il patron della Velier.
Per impreziosire il distillato e la bottiglia che lo contiene è stata scelta una fotografia scattata a Trinidad nel 2005: un uomo alle prese con un macchinario in riva al mare. «Quell’anno una rivista mi ha chiesto un reportage su les bagnards, i detenuti francesi esiliati dalla madrepatria nella Guyana francese per punizione», ha raccontato Webb. «Ho fotografato anche luoghi in cui i prigionieri evasi si erano rifugiati, tra cui San Fernando, sulla costa di Trinidad. Prima dell’indipendenza, all’inizio degli anni Sessanta, Trinidad era sotto il dominio coloniale britannico. In quel periodo, le autorità spesso sceglievano di ignorare i detenuti francesi evasi e portavano avanti i loro progetti sul territorio. Così, l’isola divenne una sorta di santuario per les bagnards».
Il rum Hampden ha chiuso la degustazione. Caratterizzato da un profumo di frutta candita e da note di sapore di liquirizia e cioccolato, questo distillato giamaicano ha un gusto difficile da dimenticare. «Una volta che metti il naso in Hampden te lo ricorderai per sempre», ha detto Gargano. «Io dico sempre che dopo dolce, salato, amaro, acido e umami c’è Hampden». La fotografia associata a questo prodotto pregiato è stata realizzata da Webb proprio in Giamaica, nel 1976.
Nell’immagine, scattata al tramonto, si distinguono delle sagome umane arrampicate sugli alberi. «Sono andato in Giamaica per seguire le elezioni nazionali. In concomitanza con la campagna presidenziale era stato organizzato un enorme concerto reggae a sostegno di Michael Manley e del People’s National Party. La sera in cui sono arrivato, ho sentito che avevano sparato a Bob Marley». ha spiegato il fotografo di Magnum. «Il giorno dopo sono arrivato nel tardo pomeriggio per il concerto. Migliaia di giamaicani affollavano le strade intorno al palco. Alcuni spettatori si sono arrampicati sugli alberi che circondavano il luogo del concerto, i loro corpi si sono stagliati contro il cielo arancione incandescente del crepuscolo», conclude.