In Francia l’esecutivo di Michel Barnier ha le ore contate, e la situazione non sembra migliorare. Il voto sulla mozione di sfiducia presentata sia dalla sinistra del Nuovo Fronte Popolare che dall’estrema destra del Rassemblement National decreterà la tenuta del governo, e in un certo senso anche le scelte del presidente Emmanuel Macron. L’oggetto della disputa è stato la tanto discussa legge di bilancio, la cui approvazione ha messo in difficoltà non solo la vita politica del Paese, ma anche i mercati internazionali.
Il nuovo governo di minoranza è entrato in carica da inizio settembre, a seguito delle elezioni di giugno – indette dal presidente Emmanuel Macron dopo l’evidente sconfitta del suo partito alle elezioni europee. Il voto ha decretato la vittoria della coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare di Jean-Luc Mélenchon, che è riuscito a contrastare l’estrema destra del Rassemblement National, fermo al terzo posto nei consensi. La maggioranza della sinistra non era tale per formare un nuovo esecutivo, e il presidente Macron ha designato il conservatore Michel Barnier alla guida di un governo di minoranza, formato da una coalizione fragile tra centristi e conservatori, e dove i membri del Nuovo Fronte Popolare non hanno un grande spazio d’azione.
L’attuale governo inizialmente ha visto l’appoggio del Rassemblement National, un appoggio diventato poi fondamentale per la tenuta dell’esecutivo. Il RN di Marine Le Pen rappresenta il singolo partito di opposizione più grande e dal peso politico maggiore in Parlamento, con oltre centoquaranta deputati. Nel formare il governo, Macron aveva contato sul fatto che Marine Le Pen non avrebbe votato la sfiducia a un esecutivo le cui idee e orientamenti tendevano a destra.
Nelle ultime settimane, la vita politica di Marine Le Pen è stata messa a rischio a causa dei suoi problemi giudiziari, e l’eventuale approvazione della legge di bilancio per correggere il deficit del Paese le ha dato la possibilità di contrastare l’azione dell’esecutivo e di minacciare la sfiducia. Il RN ha posto l’accento su alcune richieste che non sarebbero state valutate nell’attuale legge, come inizialmente l’aumento delle tasse sull’elettricità – una misura poi ritirata dallo stesso Barnier mercoledì scorso – e i pochi fondi destinati a sicurezza e immigrazione.
Qualche giorno fa, in un post su X il leader del RN e delfino di Le Pen Jordan Bardella sottolineava il grande risultato ottenuto con l’abolizione dell’aumento delle tasse – che avrebbe fatto guadagnare allo Stato tre miliardi di euro nel 2025-, ma chiariva che per il RN la legge di bilancio presenta ancora delle linee rosse che andrebbero cancellate. Come se ciò non bastasse a delineare la posizione del RN, poco prima della giornata di lunedì, Jordan Bardella ha reso chiara la sua posizione a RTL, dicendo che avrebbe contribuito a sfiduciare il governo se le misure richieste non sarebbero state applicate, e che l’attuale legge di bilancio rappresenta «una punizione in grado di indebolire il potere d’acquisto dei francesi».
Ora la decisione ricade su Le Pen e il RN, che si trova di fronte a un bivio: far cadere il governo e rendere contento l’elettorato, oppure perdere di credibilità e decidere di far passare la legge di bilancio di Barnier. Il fatto è che a questo punto la sfiducia al governo da parte del RN è appoggiata dal Nuovo Fronte Popolare, ancora insoddisfatto dallo spazio destinatogli nonostante i numeri delle scorse elezioni. Il quotidiano Le Monde ha definito la posizione di Le Pen nei confronti dell’esecutivo come una sorta di ricatto: facendo pressioni su alcuni punti della legge di bilancio e minacciando la sfiducia all’esecutivo, Le Pen si mette in primo piano sulla scena politica, forse tentando di far capire la sua importanza e cercando di contrastare la pena che le è stata ipotizzata, che include cinque anni di ineleggibilità e l’impossibilità a partecipare alle elezioni presidenziali del 2027.
La Francia rappresenta la seconda economia più grande in Europa – dopo la Germania – ma il suo debito interno continua a crescere. Il peso del deficit è infatti peggiorato a seguito della pandemia, ma come previsto per tutti i Paesi europei, deve essere mantenuto al di sotto di un certo livello per evitare sanzioni da parte della Commissione europea. Se la Francia dovesse continuare a veder salire il proprio deficit senza alcuna azione da parte della Commissione europea, altri Paesi potrebbero reclamare lo stesso trattamento: per questo la situazione economica francese destabilizza anche l’Ue.
Inoltre, problemi di deficit simili in Grecia e Portogallo hanno decretato grosse crisi finanziarie, con ripercussioni su tutta l’Eurozona. Lunedì il costo del debito francese ha superato per la prima volta quello greco. Tuttavia, l’economia francese è più robusta e strutturata, e possiede un potere demografico e una forza produttiva molto al di sopra della Grecia; quindi, difficilmente potrebbe cadere in una crisi finanziaria simile. Dal punto di vista dei mercati finanziari, gli investitori temono che il crollo del governo francese potrebbe distogliere dalla necessità di abbassare il debito, e la loro fiducia è scesa a seguito della crisi politica. La situazione non è comunque paragonabile a quella greca, ma nemmeno a quella italiana: si tratta di una reazione nervosa dei mercati a seguito dell’instabilità politica nel Paese.
Al momento della votazione della legge di bilancio all’Assemblea Nazionale, il primo ministro Barnier si è appellato l’articolo 49.3 della Costituzione francese, che permette al governo di far adottare una legge anche senza il voto di approvazione da parte del Parlamento. Questo ha in parte salvato la legge di bilancio, ma non il governo, perché a questo punto i partiti hanno deciso di portare avanti una mozione di sfiducia nei confronti del governo. Se questa dovesse passare, la legge di bilancio verrebbe rigettata, e il governo francese crollerebbe. Se il governo dovesse cadere, la legge francese prevede comunque alcune misure che possono far approvare in ogni caso la legge di bilancio e prolungare le discussioni parlamentari, ma la figura di Barnier dovrebbe essere sostituita, nonostante il governo continuerebbe a operare per mantenere in equilibrio il Paese.
In ogni caso, come ricorda Politico, Macron non potrebbe indire nuove elezioni fino all’estate prossima, poiché la legge francese permette al presidente di dissolvere il Parlamento ogni 12 mesi. All’uscita della sessione parlamentare di lunedì, Marine Le Pen ha infatti dichiarato ai giornalisti che, in caso di crisi politica, il presidente della Repubblica ha tre opzioni: il rimpasto, sciogliere il Parlamento – che non può più fare-, oppure deve rassegnare le dimissioni, una possibilità che Macron ha categoricamente escluso. Anche la figura stessa del presidente gioca un ruolo centrale, perché Le Pen sta tentando di far associare la caduta dell’esecutivo come una colpa di Macron, che non è intenzionato in ogni caso a farsi da parte.
Poco dopo la scelta di utilizzo dell’art 49.3 da parte di Barnier, Mathilde Panot, capogruppo della coalizione di sinistra all’Assemblée Nationale – di cui fanno parte La France Insoumise e il Nouveau Front Populaire – ha dichiarato che verrà presentata una mozione di sfiducia nei confronti dell’esecutivo, e il RN ha confermato di partecipare alla votazione. In realtà, come riporta Le Monde, entrambi l’NFP e il RN hanno presentato una mozione di sfiducia contro il governo. Nel pomeriggio di mercoledì verrà votata per prima la mozione che ha ricevuto più firme – quella della sinistra. Se questa, dopo la discussione, raggiungerà abbastanza voti, la seconda mozione di sfiducia non verrà discussa, e il governo cadrà.
Il «momento della verità», come è stato definito da Barnier, arriverà mercoledì, quando i deputati dell’Assemblée Nationale voteranno la fiducia al governo, e sembra che il numero di voti di sfiducia sia sufficiente a far cadere il governo. L’attuale primo ministro francese potrebbe dover rassegnare le dimissioni dopo appena due mesi e mezzo di mandato. Sarebbe la prima volta dal 1962 che il governo francese viene sfiduciato in questo modo.
Sono vicissitudini che dai sondaggi sembrano riflettere la volontà dell’opinione pubblica: un sondaggio di Ipsos France, il cinquantatré dei francesi sarebbe d’accordo con l’intenzione di sfiduciare il governo. Secondo un altro sondaggio di BFMTv, il sessantatré per cento dei francesi sarebbe d’accordo con le dimissioni di Macron in caso di sfiducia al governo.
In luce del voto sulla mozione di sfiducia, Macron potrebbe chiedere ai partiti di trovare una nuova maggioranza, oppure formare un governo tecnico, che rimarrebbe in carica fino alle nuove elezioni, previste in estate. La caduta del governo è piuttosto plausibile, ma in ogni caso la prossima chiamata alle urne per i francesi non arriverà prima di giugno.