GravityCome gli astronauti riescono a sopravvivere nella stazione spaziale internazionale

Come spiega Stefania De Pascale in “Piantare patate su Marte” (Aboca), circa ogni tre mesi vengono trasportate 2,5 tonnellate di rifornimenti sulla Iss che gode di una delle tecnologie più avanzate: il sistema di riciclo dell'acqua da flussi di scarto come condensa e urina

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Come ormai sappiamo, le missioni spaziali, sia di breve sia di lunga durata, affrontano il vincolo delle risorse limitate, e nello spazio ogni chilogrammo di rifornimenti comporta un costo significativo. Il fabbisogno di un equipaggio è stimato nel complesso tra 5 e 15 kg per persona al giorno, comprensivi di cibo, ossigeno, acqua da bere e acqua per l’igiene personale, in funzione della strategia di utilizzo delle risorse adottata, che in un anno si traduce in una variazione da 1,8 a 5,5 tonnellate per persona. Il consumo di acqua, per esempio, cambia se per lavarsi i componenti dell’equipaggio utilizzano una salvietta umida o fanno una doccia (sebbene in microgravità fare la doccia sia un’esperienza molto diversa da quella a cui siamo abituati sulla Terra).

Se si considerano anche altri utilizzi dell’acqua, come lavare i panni e le stoviglie, il fabbisogno giornaliero a persona può variare da 2-4 fino a oltre 10 kg. Per quanto riguarda il cibo, invece, un astronauta consuma in media circa 1,83 kg di alimenti al giorno. Sull’Iss i rifornimenti vitali per l’equipaggio sono in gran parte garantiti dalla Terra (parte delle risorse sono invece riciclate e, in piccolissima misura, prodotte in situ) e variano in base al numero degli astronauti a bordo, alla durata della missione e ad altri fattori operativi. In media, circa ogni tre mesi vengono trasportate sulla stazione spaziale 2,5 tonnellate di rifornimenti.

Le capsule Progress, le prime navette cargo a trasportare rifornimenti sull’Iss fin dal 2000, possono caricare fino a 2,5 tonnellate di materiali, tra cui cibo, acqua e aria. Una volta svuotate, in genere vengono riempite con i rifiuti prodotti sull’ISS e distrutte facendole rientrare nell’atmosfera terrestre. I costi del trasporto tramite queste capsule sono considerevoli e sono stimati tra venticinquemila e cinquantamila euro per chilogrammo (o litro di acqua) trasportato. Vediamo ora come funzionano i sistemi di riciclo di risorse attivi sull’Iss.

Il Nodo-3 dell’Iss (sviluppato da Thales Alenia Space Ita- lia e battezzato Tranquility in onore del primo allunaggio, che era avvenuto sul “Mare della Tranquillità”) contiene i più avanzati sistemi di supporto vitale che siano mai stati portati nello spazio (Environmental Control and Life Support Sy- stem, Eclss), in grado di rigenerare parzialmente acqua e aria attraverso processi fisico-chimici. Questi sistemi, per esempio, generano parte dell’ossigeno necessario tramite elettrolisi dell’acqua, sfruttando l’energia fornita dai pannelli solari dell’Iss.

Sull’Iss inoltre è presente anche un sistema avanzato di riciclo, che consente di recuperare l’acqua dai vari flussi di scarto a bordo, come l’acqua di condensa, l’urina e l’acqua reflua. Scott Kelly è conosciuto per la sua missione di lunga durata sull’Iss (la storica One Year Mission della Nasa), con la quale ha stabilito il record del viaggio spaziale più lungo effettuato da un astronauta americano: dal 27 marzo 2015 al 1° marzo 2016, per un totale di trecentoquaranta giorni consecutivi, quasi un anno. Bene, è stato calcolato che durante la sua missione Kelly ha bevuto circa settecentotrenta litri del proprio sudore e della propria urina rigenerati.

Tratto da “Piantare patate su Marte” di Stefania De Pascale (Aboca), 168 pagine, 19,50 euro

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