«Qui, mia madre era incinta di me al sesto mese, e il mio destino era ancora nascosto nel suo grembo. Maratea non è solo un semplice sfondo; è un teatro delle estati della mia infanzia trascorse con lei, dove il sole e le onde danzavano insieme a noi. Oggi torno in questo mare con mia figlia, creando un legame che si rinnova e si arricchisce come ogni onda che bacia la riva».
Una personale rivisitazione del mito di Afrodite, dea della bellezza, dell’amore e della fertilità, nata dalla spuma del mare. Le foto di Anna creano visivamente un viaggio iniziatico dove la ragazza arriva a immergersi tra le onde. Dal 5 all’11 febbraio “Thea Maris” sarà in mostra presso la Conserva di Valverde di Bologna, una cisterna di epoca rinascimentale. In questo luogo suggestivo, progettato dall’architetto palermitano Tommaso Laureti e realizzato per alimentare la Fontana del Nettuno, si immergerà quindi un lavoro a sua volta legato proprio all’acqua.
Thea Maris è il racconto di una donna che guarda alla propria storia e al proprio percorso di maturazione, che è poi quello di ogni donna. E che in quanto tale si ripete nel presente come nel passato. Un viaggio raccontato da venti immagini: quattro fotografie stampate su teli in chiffon di quattro metri di altezza, posti al centro della cisterna, due riprodotte su teli di seta larghi due metri. Ogni stampa è caratterizzata da segni, contorni e simboli ricamati dall’autrice, per creare dei piccoli e delicati contrappunti all’interno delle immagini. Qui la fotografa ricorda la maestria della nonna, che le ha insegnato la tecnica del ricamo.
Le fotografie sono molto contrastate. Tale contrasto dei bianchi e neri non è casuale, ma caratteristica ricercata dall’autrice per mostrare al pubblico il modo in cui i suoi occhi percepiscono la luce a seguito di una serie di interventi chirurgici.