Verde MatematicoIl doppio bluff del premier sul nucleare.

La campagna governativa per il nucleare, lanciata nel 2008 dall'allora ministro Scajola, è stata fin dall’inizio caratterizzata da una linea tutt’altro che partecipativa, da un’eccessiva dose di fu...

La campagna governativa per il nucleare, lanciata nel 2008 dall’allora ministro Scajola, è stata fin dall’inizio caratterizzata da una linea tutt’altro che partecipativa, da un’eccessiva dose di furbizia e dal tentativo di celare piuttosto che di informare. Ne sono esempi la rissa con le regioni a colpi di ricorsi costituzionali, il maldestro tentativo di convincere gli elettori con la campagna informativa finto-neutrale del Forum Nucleare, l’atteggiamento omissivo dei membri del Governo all’indomani dell’incidente di Fukushima.

Mancavano i bluff e così, nel far saltare il referendum sul nucleare, Berlusconi decide di confezionarne ben due.

Il primo è un bluff anomalo, dichiarato e giocato a carte scoperte contro il diritto di voto dei cittadini: formalmente con il decreto omnibus si cancellano le norme nucleari, ma lo scopo più che evidente è far saltare il referendum e riproporle successivamente.

Come recita il decreto, le norme sul ritorno al nucleare vengono cancellate in attesa di acquisire “nuove evidenze scientifiche sulla sicurezza”. È chiaro il raggiro e lo stesso premier non fa nulla per celarlo. Anzi dichiara apertamente un mese fa a Parigi di voler tornare sul nucleare nel giro di un anno.

Viene da domandarsi come mai Berlusconi sia così schietto, apparendo addirittura ingenuo, nello svelare apertamente ai cittadini italiani l’essenza truffaldina della moratoria e scatenare le polemiche.

La risposta sta proprio nell’esigenza di celare un secondo bluff: Berlusconi ostenta forza in un momento in cui invece la maggioranza scricchiola rumorosamente. Vuole far credere di essere in grado di portare a casa una partita difficile come il nucleare prima della fine della legislatura. Non conta per lui deludere i cittadini svelando l’inganno della moratoria. Conta di più evitare di ufficializzare il fallimento della già inesistente politica energetica del suo Governo e contemporaneamente rassicurare la lobby nucleare italo-francese di cui è egli stesso ostaggio.

Non è un caso che il premier un mese fa abbia scelto proprio il vertice di Parigi al fianco di Sarkozy per le sue dichiarazioni: vuole che sia chiaro a tutti che, nonostante Fukushima e referendum, il suo Governo è riuscito a non chiudere le porte del mercato italiano al nucleare francese di EDF e Areva.

Si tratta di un bluff, perché Berlusconi sa bene che avrà enormi difficoltà a ritornare sul nucleare nel corso di questa legislatura: i tempi sono stretti e il governo già adesso è piuttosto debole.

E poi, c’è da attendere il parere della Corte di Cassazione, che potrebbe confermare lo svolgimento del referendum sul nucleare perchè con il decreto omnibus ‘non sono stati del tutto abbandonati i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente’.

A leggere il decreto, sembra proprio questo il caso. E come cittadini non possiamo che tenerci pronti per andare a votare. Anche sul nucleare.

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