CongiunturaA Wall Street fa più paura il downgrade statunitense

Il grande giorno è arrivato. Domani gli Stati Uniti sapranno quanto gli sarà costata l’impasse sul debt ceiling. Il tetto del debito, che doveva essere innalzato già diversi giorni fa per evitare u...

Il grande giorno è arrivato. Domani gli Stati Uniti sapranno quanto gli sarà costata l’impasse sul debt ceiling. Il tetto del debito, che doveva essere innalzato già diversi giorni fa per evitare un default, continua a far discutere Washington e preoccupare Wall Street. Questo penultimo weekend di luglio non è stato vissuto tranquillamente dai banchieri della Grande Mela. Più che il debt ceiling – che quasi sicuramente sarà elevato – preoccupa la reazione delle società di rating. Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch hanno già definito la loro linea d’azione: il downgrade sul debito sovrano arriverà. Bye bye alla tripla A, il massimo possibile, il top della solidità finanziaria. E poi?

La partita che si sta giocando fra il presidente statunitense Barack Obama e il numero uno della Camera John Boehner non impensierisce Wall Street. La paura dei banker è che lunedì mattina arrivi il declassamento del rating. A quel punto l’effetto-domino che si scatenerebbe sarebbe qualcosa di impossibile da immaginare e, forse, da gestire. Nella giornata di venerdì, proprio prima che parlasse il presidente Obama, Goldman Sachs ha venduto bond americani decennali per un valore di 2,75 miliardi di dollari. In molti hanno voluto pensare a uno scherzo quando sui Bloomberg terminal hanno visto cosa stava succedendo. Invece no. La banca di Lloyd Blankfein aveva appena voltato le spalle a Capitol Hill. Semplice coincidenza? Aggiustamento di portafoglio in vista del tracollo di lunedì?

Non ci è dato sapere cosa sia balzato nella testa dei dirigenti di Goldman Sachs, ma la tempistica è inquietante. Con la dietrologia, tuttavia, non si va da nessuna parte. La certezza per ora è solo una. Volente o nolente, Washington sta rischiando grosso. «Nel caso arrivasse domani il downgrade, l’impatto potrebbe essere pari al fallimento di Lehman Brothers, se non di più», mi ha detto un gestore di hedge fund londinese. E pochi istanti fa ha parlato anche Bill Gross, numero uno di Pimco, il più grande fondo obbligazionario mondiale: «Non crediamo ad alcun numero sul debt ceiling. Gran parte dei tagli saranno fittizi e saranno vanificati dalle minori entrate». Inoltre, domattina il Fondo monetario internazionale presenterà il suo ultimo rapporto sugli Usa, che evidenzierà come la crescita economica subirà una contrazione nei mesi a venire. L’ennesimo segnale negativo per gli investitori, che continuano a perdere fiducia nell’America.

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