Dopo il post della scorsa settimana http://www.linkiesta.it/blogs/marchionne-veste-prada/altaroma-se-l-alta-moda-italiana-guardasse-un-mercato-come-sarebbe, Raffaella Curiel mi ha mandato questa lettera (non curiosamente una email: ma un foglio word allegato alla mail, cosa che mi ha fatto ricordare i tempi andati con un po’ di nostalgia) che pubblico qui di seguito. Mi ero chiesta per chi fosse pensata la collezione che ha sfilato ad AltaRoma e se l’alta moda italiana abbia un mercato che si spinge oltre gli affezionati. La signora Curiel mi ha risposto, regalando anche qualche riflessione su AltaRoma e l’alta moda italiana che credo sia importante condividere. Attendo commenti, i vostri questa volta.
Cara Marta,
le critiche sono sempre costruttive ed io, nonostante i miei 50 anni di Alta Moda, le accetto più che volentieri.
Le vorrei però segnalare quanto segue:
1- Quando anche io ero fra i “giovani” avevamo come sponsor i tessutai che ci offrivano i tessuti da noi creati e desiderati e che non solo ci pagavano fior di pubblicità ma che provvedevano anche a pagarci i capi eseguiti con le loro stoffe.
2- A Roma i grandi erano molti, da André Laug a Lancetti, da Mila Schön a Valentino, solo per citarne alcuni, e di conseguenza la stampa interessata era più internazionale e più attenta.
3- C’era in finale “Trinità dei Monti” che bene o male, nonostante l’altissimo costo, faceva conoscere i nuovi emergenti in tutto il mondo.
4- Soprattutto i giovani, ora, per essere a quell’avanguardia che lei menziona, nella maggior parte dei casi eseguono grandi stracci, con poca creatività e poca arte nell’esecuzione.
Ora rispondo ai suoi appunti che mi riguardano:
a) Come sempre sono stata penalizzata venendo da Milano, dai sarti storici Romani e dal weekend.
La scelta rimasta è stata lunedì mattina: come può capire non sono state certo la data e l’ora ideali per avere il mio abituale “pinguitissimo” parterre. In più molti erano a Spoleto, a Ravello per il matrimonio del Ministro Brunetta o via da Roma per la calura insopportabile. E’ la prima volta in 30 anni che mi sono trovata tante defezioni.
b) La cultura dell’ Haute Couture purtroppo, non per ignoranza ma per carenza di sfilate ad alto livello, non è conosciuta da alcune giovani giornaliste anche se tra le più attente e più brave.
Mi permetto di suggerirle cos’è dal momento che lei dichiara pubblicamente che la mia sfilata è “roba” fuori dal tempo, buona solo per eterne befane (anche se l’ha apprezzata- grazie).
L’Alta Moda é ricerca, sperimentazione, perfezione di esecuzione, tagli impossibili da copiare nel prêt-à-porter, spettacolo, fonte di idee. Se il suo periscopio potesse scindere dalla presentazione-spettacolo dedicata agli Impressionisti (vedi acconciature, guantini, cappelli, piume ecc) si ritroverebbe dei capi perfetti, mettibili, colmi di femminilità e di semplicità.
Concludo: lei pensa che alla mia età, dopo 50 anni di lavoro, mi avventurerei in tali imprese se non avessi il mio pubblico internazionale che mi apprezza, che adora le mie creazioni? Le assicuro, non sono tutte vecchie carampane!
Lei pensa che sia edificante che la più parte delle nostre giornaliste di fuori Roma abbia tagliato la corda già il venerdì prima della mia sfilata? Lo trova corretto?
Ed infine, come giudica il disordine stilistico, la volgarità, l’umiliazione sotto ogni punto di vista verso noi donne, esaltato da molte giornaliste di Moda che invece di educare hanno ridotto in molti casi il mondo femminile inguardabile ed orrendo?
Concludo poi che, a prescindere dalla prepotenza di alcuni sarti Romani, ho visto sotto l’egida del Presidente di AltaRoma Sig.ra Silvia Venturini Fendi, grandi sforzi e risultati organizzativi ottimi.
Le auguro tanto successo e buona fortuna, pur molto rammaricata che noi Italiani non ci vogliamo bene, per cui il suo compito è certamente molto arduo.
Un caro saluto
La sua Curiel