Quest’estate li ho visti dappertutto: negli outlet americani, al Metropolitan Museum e nelle stube austriache. I nuovi ricchi cinesi supportano il turismo mondiale, negli Usa, in Europa e in Italia. E non solo. I viaggi che portano migliaia di persone dal gigante asiatico alla Vecchia Europa non sono solo visite di piacere, ma grandi occasioni di lavoro. Anche stabile, perchè no.
Le aziende italiane guidate da imprenditori cinesi – dice un’indagine della Cgia di Mestre – stanno crescendo in maniera esponenziale: tra il 2002 e il 2010 la loro presenza nella nostra penisola è cresciuta del 150,7%. I guadagni sembra crescano di pari passo, complice il fatto che molte di queste aziende non siano totalmente in regola a livello fiscale.
Ma veniamo alla parte che interessa il settore moda: le imprese italiane gestite da cinesi, guarda caso, fioriscono proprio nei settori della pelletteria, delle calzature e dell’abbigliamento.
Le regioni in cui i cinesi investono di più? Nel 2010 erano Lombardia, con quasi 11mila aziende, Toscana (10.503) e Veneto (6.343).
L’indagine è interessante perchè evidenzia un nuovo movimento che sta assumendo dimensioni quanto mai rilevanti: il made in Italy potrà a breve essere un “fatto in Italia da cinesi”?
Al di là delle questioni fiscali, da non sottovalutare in un momento in cui gli spot sull’evasione fiscale colonizzano le reti Rai (senza peraltro scuotere gli animi, a mio parere), spiccano anche i problemi della sicurezza sul lavoro e dello sfruttamento dei lavoratori.
Insomma, il fenomeno va integrato nel contesto socio economico del nostro paese.
Intanto tra qualche giorno sarà settembre, uno dei mesi fortunati per la moda. Non ci sono i saldi ma tutti tornano dalle vacanze desiderosi di cambiare, di fare nuove cose. Il primo e più semplice step per molti è quello di rimpolpare il guardaroba in vista dell’inverno: i negozianti sono lì che aspettano con le dita incrociate..