Non sono solo le borse con il logo LV, quelle che si vedono al braccio di moltissime signore di estrazione diversa da New York a Shangai passando per Milano, Parigi, Berlino, Mosca. Non sono solo loro, ma sono anche loro: uno status, un filo che lega le signore benestanti della Francia anni Venti alle ragazzine che nel 2000 si facevano regalare il bauletto Vuitton per il diciottesimo compleanno. Fino alle giovani cinesi che oggi, munite di mazzetta di banconote, vanno a scegliere il modello di stagione: il più particolare, il più costoso e ovviamente il più alla moda. Gli status cambiano nel tempo, ma non perdono mai appeal: è questa la dura legge che fa da volano al mondo del lusso.
Ne abbiamo parlato ieri e oggi arriva una conferma ulteriore: il lusso vola e Lvmh, al secolo Louis Vuitton Moet Hennessy, è espressione di una corsa ai ricavi che sembra non soffrire il calo dei consumi o la crisi economica. LVMH, è notizia di oggi, ha registrato ricavi per 16,3 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2011, con un incremento del 15% rispetto allo stesso periodo del 2010. Bene l’Asia, Europa e Stati Uniti. E anche il Giappone, tornato a crescere. Le stime sono state addirittura corrette al rialzo: il solo III trimestre ha fatto registrare ricavi a 6,01 miliardi di euro da 5,11 miliardi di euro dell’analogo periodo nello scorso anno.
«L’ottimo andamento di Lvmh nei primi nove mesi conferma la fiducia per il resto del 2011. Il gruppo – recita un comunicato – continuerà la sua strategia proattiva focalizzata sull’innovazione e mirata espansione geografica nei mercati più promettenti».
Molto si deve all’acquisto di Bulgari: le vendite di orologi e gioielli, infatti, nel terzo trimestre sono salite a 636 milioni di euro da 244 milioni di euro, grazie ai ricavi della società italiana.
Al di là delle incognite che ci sono e rimangono – il posto vacante alla guida di Dior, la scalata incompiuta su Hermès – monsieur Bernard Arnault ha proprio da sorridere.