Marchionne veste Prada“Milano fa casino”. Londra e New York contro l’Italia (per la prossima fashion week)

Ricordo, in conferenza stampa pre apertura della settimana della moda di Milano conclusasi settimana scorsa, Mario Boselli dire "Avremo problemi per l'anno prossimo perchè New York si rifiuta di sf...

Ricordo, in conferenza stampa pre apertura della settimana della moda di Milano conclusasi settimana scorsa, Mario Boselli dire “Avremo problemi per l’anno prossimo perchè New York si rifiuta di sfilare l’11 settembre: l’ha fatto negli ultimi 10 anni e mi pare strano che cambi idea solo adesso. Però vedremo: ci saranno problemi, perchè se scalano le date andremo a pestarci i piedi a vicenda”.

Oggi il quotidiano britannico Telegraph punta invece il dito contro Milano: Luke Leicht scrive che “Milano ha annunciato che la sua settimana della moda il prossimo settembre si sovrapporrà a quelle di NY e Londra. Ciò vuol dire che se nessuna soluzione verrà trovata, i buyer e i giornalisi dovranno decidere di partecipare a una piuttosto che a un’altra kermesse”. Il Telegraph cita le date che erano state decise nel 2008: NY sarebbe dovuta partire il 13 settembre 2012 e Londra il 21, a seguire Milano. E imputa la fantomatica decisione della CNMI (a noi non ne è giunta notizia) a un problema di tipo economico: le date di Milano sarebbero eccessivamente in là e si creerebbero così problemi con la produzione e con gli ordini, che richiedono ancora tempi lunghi nel caso del pret-à-porter.

In chiusura, una nota: “Questa mattina il British Fashion Council ha rilasciato un comunicato dicendo che la “Camera Nazionale della Moda and Chambre Syndicale (organismo che regola le sfilate di Parigi) hanno annunciato date per il settembre 2012 che contravvengono ai precedenti accordi presi nel settembre 2008. Abbiamo aperto un tavolo di discussione con le controparti e speriamo di risolvere tutto”.

Quello che sembra un problema di date (chissenefrega, direte voi) è in realtà una questione che ha dei risvolti economici da non sottovalutare: con la crisi che attanaglia l’economia mondiale i giornali e i department store d’oltreoceano si possono permettere di mandare in Europa solo due, al massimo tre persone. Non vedere le sfilate spesso vuol dire non fare ordini, o non farne tanti quanti un buyer avrebbe potuto, avendo visto la sfilata.

Ma la Camera della Moda Italiana ha qualcosa da dire?

AGGIORNAMENTO ORE 18,30

Condè Nast, casa editrice che pubblica Vogue, Glamour, Vanity Fair, GQ e tanti altri magazine ha rilasciato un comunicato in cui dice che “in nessuna circostanza abbandoneremo la settimana della moda di New York o Londra se Milano vorrà anticipare le proprie sfilate”.

Ahi ahi ahi. Chi lavora in questo settore sa quanto potere abbia Jonathan Newhouse, ceo di Condè Nast, nel mondo della moda. Scommetto che, a questo punto, salvo ribellioni interne – quale sarà la posizione del direttore di Vogue Italia Franca Sozzani nella querelle? – la soluzione si troverà, e sarà a discapito del Belpaese. Chi è d’accordo?