La querelle è quella già citata del calendario delle sfilate per il prossimo settembre 2012: New York che posticipa l’inizio della settimana della moda, Londra che si mette in coda alla Grande Mela e Milano che, a detta del Council of Fashion Designer of America e del British Fashion Council, rompe le scatole sovrapponendosi a Londra, violando un precedente accordo per avvantaggiarsi sui tempi di produzione delle collezioni.
Dopo 4 giorni dalla provocazione lanciata da Usa e UK che hanno “denunciato” questo comportamento a parer loro scorretto di Milano – trovate le puntate precedenti della vicenda nel mio post del 4 ottobre: http://www.linkiesta.it/blogs/marchionne-veste-prada/milano-fa-casino-londra-e-new-york-contro-l-italia-la-prossima-fashion- – oggi, con tutta calma, la CNMI si è riunita e ha risposto per le rime:
“Viene respinta a Diane von Furstenberg e a Harold Tillman, rispettivamente Presidenti del Council of Fashion Designers of America e del British Fashion Council, l’accusa rivolta alla Camera Nazionale della Moda Italiana di non aver rispettato gli impegni presi. Tale accusa, oltre a rappresentare un atteggiamento aggressivo ed arrogante nei confronti della CNMI, ha utilizzato argomentazioni scorrette al fine di imporre in modo unilaterale scelte non condivise.In conclusione, all’unanimità il Consiglio Direttivo e il Tavolo degli Stilisti hanno deciso di confermare il calendario in precedenza già comunicato in data 17 marzo 2010: Milano Moda Donna si svolgerà da mercoledì 19 a martedì 25 settembre 2012“.
L’Italia resta ferma sulle sue posizioni, spalleggiata da una Parigi che non ha la minima intenzione di modificare le proprie date. Ora resta da capire cosa faranno da un lato la Condènast, che ha emesso un comunicato dicendo che, se Milano avesse deciso di spostare le date, avrebbe dovuto rinunciare allo staff di Times Square; dall’altro le griffe italiane: chi vorrà sfilare durante i primi “incriminati” giorni che si sovrapporranno con Londra?
Sono pochi quelli che, nel mondo della moda, credono si arriverà ad uno scontro diretto, visto che lo strapotere Usa in fatto di stampa (Anna Wintour vi dice qualcosa?) e buyer (Saks, Barneys, Bloomingdale) in passato ha messo più volte il punto fermo alle questioni tra Paesi. Però questa volta la CNMI ha chiaramente messo il gomito sul tavolo. Forse questa volta il braccio di ferro si farà.