Stamattina a Milano sono state presentate le prossime edizioni dei Saloni Pitti a Firenze (Uomo e W, dal 10 al 13 gennaio; Bimbo, dal 19 al 21 gennaio; Filati, 25-27 gennaio). Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine (società pubblico privata che fattura 32 milioni l’anno e reinveste i dividendi in nuovi progetti di promozione), ha battuto forte il tasto dell’export. Il concetto chiave è che la grande salvezza per le imprese della moda italiana è rappresentata dall’estero: ma come ci arrivano le pmi?
“La questione Ice (ormai ex Ice, a onor del vero) deve essere una delle priorità del nuovo governo” mi dice Raffaello Napoleone poco prima che il nuovo governo venga effettivamente presentato.
I dati di Sistema Moda Italia – un’indagine su un panel di 150 aziende – non fotografano una situazione rosea, anzi: la crescita dei fatturati delle aziende di moda si è dimezzata tra il secondo (+13,8%) e il terzo trimestre 2011 (+5,8%). La frenata arriva in particolar modo per l’abbigliamento confezionato (+4%) e un po’ meno per il tessile (+8,4%).
E’ l’estero a permetterci di tirare il fiato: nei primi sette mesi 2011 le vendite all’estero sono cresciute del 12,3% a 16 miliardi di euro. Sono cresciute a doppia cifra sia le vendite nella zona Ue (+10,7%) sia in quella extra Ue (+14,6%):la Francia fa registrare un +12,5%, la Germania un +13,5%, la Gran Bretagna un +11,5%, gli Usa un +9,5%, la Russia un +15,1%, Hong Kong e Cina rispettivamente +20% e +24,2%, il Giappone +14,3%.
Sempre Marzotto ha evidenziato come Cina e HK abbiano subito una flessione nei mesi di ottobre e novembre (“Potrebbe essere una conseguenza della bolla immobiliare”) e ha sottolineato come i mercati su cui puntare siano Stati Uniti, Russia, Kazakistan e Giappone, che si è ripreso dopo il dramma del terremoto di marzo 2011.
E’ improbabile che il sostituto dell’Ice sia davvero in cima alla lista delle priorità del governo Monti appena partito. Il tema, tuttavia, merita attenzione: al di là degli accordi bilaterali tra nazione e nazione, una rete istituzionale è fondamentale per far sì che le piccole imprese si avvicinino a nuovi mercati con un salvagente. Altrimenti, specialmente se non si hanno le competenze adatte, il rischio di affondare è altissimo.