Marchionne veste PradaGoverno che vai, ICE che trovi: Monti e l’Istituto per il commercio estero bis

E' un tasto su cui le aziende della moda, rincuorate dai dati di vendita sul mercato estero più che da quelli, striminziti, locali, hanno battuto strenuamente fin da quando il governo Berlusconi co...

E’ un tasto su cui le aziende della moda, rincuorate dai dati di vendita sul mercato estero più che da quelli, striminziti, locali, hanno battuto strenuamente fin da quando il governo Berlusconi con Tremonti ministro dell’Economia, a luglio 2011, ne aveva deciso l’abolizione per tagliare i costi: l’ICE è utile. Anzi, è fondamentale.

Dopo alcuni mesi di incertezza totale, con le piccole medie imprese italiane lasciate in balia di se stesse e della difficoltà d’accesso ai nuovi mercati (non è facile andare a vendere i propri prodotti in Cina: chiedetelo a un imprenditore qualsiasi e ve lo confermerà), la manovra del governo Monti ripristina l’Istituto del Commercio Estero, ma con qualche modifica sostanziale: l’Ice, che attualmente ha 115 Uffici in 88 Paesi, verrà snellito e smetterà di essere terreno conteso da Ministero degli Affari Esteri e Ministero dello Sviluppo Economico.

La “supremazia”, infatti, spetta a quest’ultimo, guidato da Corrado Passera: il nuovo Ice sarà governato da un presidente, un cda composto da cinque membri (quattro dello Sviluppo Economico e uno degli Affari Esteri) e un collegio dei revisori dei conti. Il personale del nuovo Ice potrà contare al massimo 300 unità, scelte all’interno del personale del vecchio Istituto sulla base di una valutazione comparativa per titoli. Presso il Ministero dello Sviluppo Economico verrà istituito un fondo ad hoc per raccogliere le risorse già destinate all’Ice alle quali si aggiungeranno finanziamenti UE ed utili di società partecipate

Per spiegare l’importanza che una tutela istituzionale a livello internazionale ha per le pmi italiane – si tratta di una rete: di sostegno, ma anche di salvataggio – cito le parole di Giorgio Barba Navaretti, che sul Sole24Ore di oggi ha scritto: “Se la ricapitalizzazione delle imprese sostiene indirettamente la competitività globale, la misura che reintroduce l’Istituto per il commercio estero (Ice), favorisce direttamente l’internazionalizzazione delle imprese. L’Ice subirà un forte restyling, con una maggiore presenza all’estero che in Italia (era ora) e uno snellimento nel personale. Tra l’altro questo è un intervento che se fatto bene costerà poco. Buona parte dei servizi dell’Agenzia potranno essere erogati a condizioni di mercato e finanziati dalle imprese. La capacità dell’Ice di stare sul mercato sarà l’indicatore di quanto sia utile, soprattutto visto che dovrà competere con le agenzie dei nostri concorrenti”. (Il testo integrale lo trovate qui: http://24o.it/TnXjw )

Alla presentazione di Pitti Immagine Uomo di gennaio 2012, qualche settimana fa a Milano, sia il presidente Gaetano Marzotto sia l’ad Raffaello Napoleone avevano posto l’accento sulla necessità di riformare l’Ice, definendone l’abolizione “uno svantaggio”. Il mondo della moda made in Italy, infatti, ha salutato con favore quest’iniziativa del nuovo governo: “I nostri partner europei stanno tutti, con diversi strumenti, sostenendo le proprie esportazioni – ha detto Michele Tronconi di Sistema Moda Italia a Fashion Magazine -. Solo noi, che siamo il Paese con la componente manifatturiera più importante, stavamo facendo il contrario“.

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