Marchionne veste Prada2012, niente crisi per l’alta moda. Ma gli artigiani se ne accorgono?

Oggi a Parigi inizia la settimana dell'alta moda, quella per cui "un milione di ragazze ucciderebbero", citando "Il diavolo veste Prada", pur di presenziare ad una sfilata. Al di là delle location ...

Oggi a Parigi inizia la settimana dell’alta moda, quella per cui “un milione di ragazze ucciderebbero”, citando “Il diavolo veste Prada”, pur di presenziare ad una sfilata. Al di là delle location prestigiose – il Grand Palais, tanto per fare un nome – e alla ricchezza delle collezioni, trionfo della moda intesa come creatività e artigianalità, il protagonista di questa settimana è un settore che, mentre tutt’attorno il mondo piazza cerotti qua e là tentando di scongiurare il peggio, va bene, molto bene.

Cito un pezzo uscito oggi sul quotidiano americano WWD, in cui molti dei Ceo/ presidenti delle più prestigiose maison haute couture parlano dell’andamento economico previsto per l’anno che si è appena aperto o fanno un bilancio molto più che positivo di quello che si è chiuso 20 giorni fa.

– “Il 2011 è stato un anno record per l’haute couture Chanel, grazie ad Asia, Middle East e ex Urss” dice Bruno Pavlovsky, presidente di Chanel fashion.

– “In questi anni di crisi la couture è stata un vettore chiave per la nostra compagnia” dice Sidney Toledano, ceo di Dior

Nella foto: Dior Haute Couture 2008/2009

– “La collezione Armani Privè ha segnato un +50% nelle vendite rispetto all’anno precedente. Siamo cauti, ma prevediamo di crescere ancora” dice Fabio Mancone, capo della comunicazione di Armani

-“Le vendite haute couture di Valentino sono cresciute dell’80% l’anno scorso tornando ai livelli del 2006/2007, prima della crisi finanziaria” ha detto Stefano Sassi, ceo di Valentino

A questo si aggiunge il ritorno in passerella – oggi, con commenti molto positivi – di Versace, griffe che solo tre anni fa affondava nei conti in rosso e oggi punta a crescere, anche grazie all’alta moda.

Di chi è il merito? Dei nuovi ricchi, certo. Cinesi, russi, brasiliani, arabi e indiani che vedono nell’alta moda, francese o italiana, un simbolo di ricchezza e che, forse sentendosi al riparo dalla crisi, investono nel lusso.

Nella foto: Chanel Haute Couture primavera estate 2011

La mia domanda, a questo punto, è una: visto che l’anima dell’alta moda sono per lo più piccoli laboratori artigianali -quelli che realizzano ricami particolari, quelli che lavorano i tessuti – che oggi risentono della crisi e sono schiacciati dalla pressione fiscale e dai costi in crescita, questi successi economici della couture si rifletteranno anche su di loro in qualche modo?

Perdere queste piccole realtà, saranno d’accordo certamente anche i Ceo sopra citati, a questo punto sarebbe una perdita impareggiabile.

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