La Grecia è stata l’aperitivo. Irlanda e Portogallo l’antipasto. L’Italia il primo. Ora arriva la portata principale, composta da Francia e Germania. La crisi dell’eurozona è entrata nell’anno più importante, complice la tornata elettorale transalpina. Sarà il banco di prova per la resistenza dell’euro. A dieci anni dalla sua entrata in circolo, la moneta unica europea sta vivendo il suo periodo più nero. E le elezioni francesi e tedesche potrebbero dare il colpo di grazia.
Un recente report di Nomura ha evidenziato quanto sia in calo la popolarità dell’euro. Nel primo grafico non deve stupire l’opinione della Grecia. Da mesi il Paese sta combattendo contro l’austerity di George Papandreou prima e Lucas Papademos ora. Se da un lato i greci sono convinti che l’euro non sopravviverà fino al 2020, dall’altro hanno la certezza che un ritorno alla dracma potrebbe avere portare più danni che benefici. Colpisce invece l’appeal che ha l’euro in Francia e Germania. In entrambi Paesi meno del 60% delle persone intervistate preferiscono l’euro alla precedente valuta. Non solo. Al contrario di Italia, Finlandia e Spagna, sia i tedeschi sia i francesi sono sempre meno certi della forza dell’euro. Meno del 60% pensano che potrà esistere ancora nei prossimi dieci anni. Fino a due anni fa, ricorda il centro ricerche della banca giapponese, non c’era una nazione sotto il 75% per entrambe le domande.
Il risultato è importante sotto due aspetti. Il primo è puramente finanziario. Guardando quanto pesa la Grecia in ambito europeo, viene da chiedersi cosa potrebbe succedere se la spirale di sfiducia colpisse Francia o Germania. Nomura ha preso i dati della Banca dei regolamenti internazionali (Bis) e li ha elaborati per classi di asset. Il risultato è quello che si può osservare qui sotto. I timori, tutt’altro che remoti, che sia proprio Parigi la prossima sulla lista non lasciano ben sperare in vista delle elezioni per l’Eliseo. Il presidente Nicolas Sarkozy, se vuole essere rieletto, dovrà schierarsi apertamente con o contro l’euro. Ecco il secondo aspetto da non sottovalutare.
L’elettorato di Francia e Germania sta lentamente perdendo fiducia nel progetto dell’euro. E in questo scenario d’incertezza i movimenti nazionalisti e secessionisti stanno guadagnando sempre più terreno. Sarkozy quest’anno e il cancelliere tedesco Angela Merkel nel prossimo dovranno scegliere le rispettive campagne elettorali anche in base alla percezione che ha l’euro fra i propri cittadini. Come ha spiegato prima di Natale la banca svizzera UBS «il rischio di un inasprimento delle condizioni socio-politiche europee è reale. Il sentimento anti-euro cresce e prima o poi dovrà trovare uno sfogo».
«Governments never learn. Only people learn». Questa frase di Milton Friedman racchiude in sei parole quanto l’Ue non è riuscita a fare nell’arco degli ultimi due anni. Questa crisi non è temporanea, ma strutturale. In attesa di capire dove andranno Francia e Germania, questa deve essere l’unica certezza per il 2012.