CongiunturaSe lo spettro della crisi arriva fino a Davos

«Questo è il centro dell’universo per quattro giorni e noi siamo qui». Il banchiere che mi scrive da Davos-Klosters non ha tutti i torti. Lui è nell’Eldorado delle nevi per il World Economic Forum ...

«Questo è il centro dell’universo per quattro giorni e noi siamo qui». Il banchiere che mi scrive da Davos-Klosters non ha tutti i torti. Lui è nell’Eldorado delle nevi per il World Economic Forum e sa che non è un bel momento per il mondo della finanza. Ma poco importa. Per quattro giorni la cittadina svizzera diventa il catalizzatore di tutte le attenzioni dei media finanziari globali. Tutti sono interessati a cercare qualcuno da intervistare, da origliare, da avvicinare. Il cerchio magico della finanza e dell’imprenditoria è a Davos.

Il periodo non è però il migliore. Da un lato le proteste di Occupy Wall Street, dall’altro i timori per un deleveraging bancario che sarà su scala planetaria. In mezzo loro, i banchieri. Odiati, tacciati di essere sciacalli senz’anima e cuore, insultati, eppure ammirati. Il numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann, gigioneggia con la regina della CNBC, Maria Bartiromo, e con le giornaliste di Bloomberg. Il fondatore dell’hedge fund SAC Capital, Steven Cohen, mentre parla male del re dei fondi hedge, John Paulson, invita i suoi amici (vecchi e nuovi) alla festa che terrà a casa sua dopo poche ore. Il bello è che qui, a Davos, tutti i presenti credono di essere completamente fuori dal mondo comune per quattro giorni. Complice una nevicata infinita, in tanti pensano di concludere il WEF con una fiaccolata sulle piste.

Fra russi con spiccate manie di grandezza, ex enfant prodige del web 2.0, economisti molto star e poco rock, quelli molto rock e poco star, banchieri umili e gestori di hedge fund che si vantano di «essere corti su tutto quello che si muove nell’eurozona», rimane lo spazio per un negativo sentimento di fondo. Quasi tutti, nonostante le apparenze, sanno che l’Età dell’oro della finanza è finita. «Ma non per quest’anno», mi scrive sul BlackBerry il banchiere, mentre mi dice che si sta dirigendo a prendere l’ennesimo caffè per combattere la noia. «Per quest’anno, c’è ancora voglia di divertirsi. Sarà forse l’ultima occasione». Già, la crisi dell’eurozona è riuscita a spaventare davvero tutti.

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