Sto lavorando a un pezzo, una fotografia di come vanno le aziende di un determinato settore (la moda) in una determinata regione e stanotte, sarà che i camion hanno scaricato il vetro alle 5 di mattina (o era lo spazzaneve?), ho avuto gli incubi sulla congiuntura. Quante imprese ci sono? Quanto fatturano? Incremento anno su anno? Import di settore? Troppe domande, risposte, devo dire, tutt’altro che buone.
Stamattina ho chiamato un imprenditore: “Non mi inizi l’intervista con la parola congiuntura, la prego – mi dice allarmato -, non possiamo parlare di qualcosa di più bello e positivo?”. E poi un altro: “Congiuntura, eh che brutta parola“. E un altro ancora: “E’ una parola che mette l’ansia”.
Io sono una che si nasconde dietro lo stipite della porta quando mette sul fuoco la pentola a pressione per paura che scoppi: nei panni di un imprenditore di fronte alla parola congiuntura proferita da un giornalista mi sentirei a disagio. Anche perchè questo significherebbe dover snocciolare numeri sotto lo zero.
Però capisco anche che tracciare un quadro oggi è fondamentale: mentre i colossi come LVMH stappano bottiglie di champagne – e non solo perchè tra le loro proprietà figurano le aziende produttrici – di fronte ai dati economici 2011 – LVMH ha chiuso con un fatturato di 23,7 miliardi di euro in crescita del 16% rispetto ai 20,3 miliardi del 2010 e con un utile operativo di 5,3 miliardi (+22%), per non parlare del flusso di cassa operativo pari a 2,2 miliardi – le pmi stanno chiudendo, trovandosi in quella forbice di mercato che esula sia dal prodotto molto economico e veloce a prodursi (Zara, H&M e compagnia bella) sia dall’extra lusso per cui i giovani milionari cinesi vanno pazzi.
Le pmi hanno un forte bisogno di elaborare una strategia, da sole o appoggiandosi alle associazioni di categoria, che le porti lontano dal baratro in un momento in cui il mercato italiano è fermo (ricordate le previsioni di recessione del FMI?) e la pressione fiscale tutto fa fuorchè diminuire.
Di congiuntura, signori miei, ahimè abbiamo bisogno. Le cose belle, si spera, verranno poi.