Questo weekend abbiamo fatto un giro per negozi dedicati ai bambini in cerca di un passeggino. Dopo una bella ricerca via web abbiamo identificato i prodotti che ci sembravano contemporanei e siamo andati a testarli di persona.
Ma perché gli altro sono più avanti ?
La cosa che ci ha da subito lasciati perplessi è stato il confronto tra classiche marche italiane – che per certi modelli rimangono un po’ ferme ad altre epoche – e alcune proposte nord europee o americane. In Italia, c’è un po’ la mania di emularsi gli uni con gli altri giocando su piccoli particolari e differenze; l’uso del frame tubolare in acciaio, le borchiette, il tessuto attaccato con i bottoni a clip, si lavora sui colori e sugli accessori, ma tutti questi interventi ci sembrano ormai sempre gli stessi da decenni. Non che queste modalità non funzionino, tutto ha ancora un senso. Però sia l’immagine aziendale che di prodotto sono un po’ invecchiate e se pensiamo a prodotti che arrivano dall’estero e che offrono soluzioni pratico-innovative veramente interessanti sembra quasi che i nostri gusti, stili di vita e modalità di uso siano rimasti ancorati a modelli di qualche anno fa. Si può certamente osservare che le famiglie italiane oggi nascono verso i quarant’anni e magari all’estero sono più giovani, ma anche un quarantenne osserva con attenzione e ha le stesse esigenze.
Milioni di passeggini diversi …
Davanti ad una svalangata di passeggini tutti uguali mariti e mogli si sono chiesti come mai i classici prodotti italiani, che un tempo erano avanti a tutti, si fossero fossilizzati nel continuare a produrre solamente una proposta declinata in mille modi e che quando tentano di fare qualcosa di nuovo è palesemente la copia di un prodotto che qualcun altro ha pensato altrove.
Tecniche, materiali e scelta produttiva
Il coraggio di alcune aziende, è palesemente percepibile in una capacità di osservazione progettuale prima e in una genuina traduzione produttiva poi. Nel dettaglio, le gestualità legate alle azioni quotidiane di chi accompagna i bimbi per il mondo e la loro trasformazione in filiera produttiva è un modo evoluto di lavorare che alla fine ripaga lo sforzo. Per esempio l’uso dell’alluminio estruso con il binario per ancorare il tessuto in alternativa ai bottoni rivettati porta l’attenzione su una più facile rimozione delle parti ottimizzando anche la gestione dei movimenti. L’alluminio inoltre è anche più leggero dell’acciaio. L’uso delle tre ruote, piccole o grandi che siano o ruotine a gel arriva spesso da altri mondi come quello dello skateboard, del monopattino, del rollerblade e degli inline-skate dall’identità squisitamente urban-style ma molto utile ed efficace. E poi l’innovazione legata ai tessuti e alle tecniche d’uso sono a volte il risultato di contaminazioni positive che provengono dalle discipline sportive, come quello velico ultraleggero che sfruttando la tensione delle superfici insieme a semplici meccanismi di chiusura e apertura, rendono possibili manovre e utilizzi molto funzionali, inconsueti ma vincenti, fuori dagli schemi classici della chiusura a ombrello in tre pieghe. Ma soprattutto chiudere il passeggino con una sola mano mentre nell’altra tengo mio figlio, non è una cosa da poco. Le plastiche usate sono ad incastro e non avvitate o rivettate tra loro, usando la plastica attraverso le sue proprietà intrinseche di materiale performante.
passeggini contemporanei
si piega con un’azione sola
http://www.youtube.com/watch?v=7WmszJ-M2vg&feature=related
gemelli & due figli
http://www.youtube.com/watch?v=4uYLbqf51k8
chicco america
http://www.youtube.com/watch?v=VEjjAumuIX8&feature=related
pegperego america
http://www.youtube.com/watch?v=ijjMvfF9jQM&feature=fvwrel
Tutto ciò fa riflettere
I poccoli non sono un impedimento! Alcune marche/modelli propongono anche soluzioni per chi vuole correre, andare in bici, fare sport, contemplando la cura/tutela in sicurezza dei più piccoli. Sicuramente di inclinazione americana, ma forse qualcuno ne potrebbe essere affascinato anche qui, o altresì ispirare soluzioni utili alle diverse esigenze di genitori contemporanei che aspirano a muoversi in un modo più dinamico nel caos degli spostamenti urbani.
Tutto ciò fa riflettere. In altri luoghi del globo, qualche sforzo rivolto all’innovazione vera e tangibile viene realmente fatto. Siamo comunque consci del fatto che, alcune aziende, dedicano sforzi intellettuali ed investimenti economici con l’ambizione/missione di studiare prima per produrre poi. Che lavorano con senso critico e non solo per nuance di colore dettate dalla stagionalità della moda. Che innovano in prima persona piuttosto di essere dei bravi follower. Lo fanno per cambiare i paradigmi comportamentali e di conseguenza evolvere, portando utilità e semplificazione, supportando con costi pressoché paritetici ad altre marche un’aspettativa di vita più confortevole. Qualche osservazione vera in più sul campo la effettuano per davvero; osservano e utilizzano i risultati di ricerca concentrati sugli stili di vita moderni sia in casa che dietro l’angolo e altrove, guardano cosa e come le persone si comportano, dove e come vivono, in che mono si muovono e con quali risorse, che esigenze hanno e quali gusti posseggono, ecc.
E quindi?
È vero che le strategie aziendali, gli allocamenti dei budget, il marketing territoriale, i problemi di stock fermi a magazzino e i vincoli produttivi non sono spesso dei simpatici alleati e quindi non sempre ci si può fermare un attimo e riflettere, magari avviando ricerche sensate. Ma la nostra shopping-experience è stata quella di genitori/spettatori di una tipologia di offerta che in Italia continua a proporre una modalità di vendita un po’ conservatrice, rispetto ad un’offerta più spumeggiante che arriva dall’estero. In rete abbiamo trovato marche italiane produttrici di modelli evoluti che qui sono decisamente meno visibili e meno proposti. La domanda è: ma queste aziende sono dei Leader o dei Follower?
Per noi, alla fine l’acquisto è caduto su un prodotto Americano che aderiva perfettamente alle nostre esigenze di cittadini milanesi con prole e famiglia al seguito.
Lo scenario
La fantastica tecnologia del passeggino è oggigiorno anche migrata su oggetti-accessorio che accompagnano la spesa al supermercato e che si muovono sinuosi tra le bancarelle dei mercati rionali, aiutano come un carrello fedele lo shopping e il movimento urbano. Una sorta di spostamento, di cambio di soggetto trasportato che da bimbo diventa cargo universale regalando un’estensione sensata legata ad un prodotto nato al servizio dei più piccoli.
A maggior ragione bisogna continuare a pensare e progettare passeggini che ci aiutino a vivere e spostarci meglio nelle città Italiane, che siano un buon mix di vecchi saperi e realismo contemporaneo. Gli scenari sono ormai condivisibili globalmente ma le user-action sono culturalmente diversificate. Ci vorrebbe più lungimiranza nel conoscere bene il territorio urbano-territoriale-extraurbano al quale il servizio/prodotto si offre. A Milano, come forse anche altrove, il territorio metropolitano è aggressivo e poco gentile, le persone per strada sono poco rispettose le une con le altre, il pedone è acerrimo nemico dell’automobilista e dei motorini e viceversa, tutti parcheggiano ovunque senza lasciare spazio ai camminamenti pubblici, sul marciapiede si fa lo slalom tra auto/moto e cacche di cani oltre a fare un su e giù continuo dai marciapiedi rotti e con pochi scivoli, per non parlare delle pavimentazioni e rotaie dei tram. La vita si svolge in un contesto congestionato e ricco di impegni, di scambio di ruolo, tra genitori e nonni, dove la mamma è il papà e viceversa, dove entrambi sono contemporaneamente anche baby-sitter-taxi-manager-cantastorie-cuoco e dove, forse, un accessorio utile ed affidabile aiuta al meglio il delirio della routine giornaliera.
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