Ieri – scusate il ritardo – sono stati presentati i risultati record riguardo all’esercizio 2011 di Hermès. La maison francese, che è stata a lungo sotto il fuoco di Bernard Arnault, ha chiuso l’anno con un utile netto in crescita del 40,9% a 594,3 milioni di euro.
In due anni – anni che hanno significato la debacle per molte altre aziende della moda, specialmente quelle di medio segmento -Hermès ha praticamente raddoppiato i profitti visto che nel 2009 l’utile si attestava sotto i 300 milioni di euro.
In aumento anche il fatturato che nel 2011 è salito a 2,84 miliardi (+18,3%). Altro dato da tenere d’occhio, la marginalità: oggi corrisponde al 31,2% delle vendite.
Felicissimi gli azionisti: durante la prossima assemble del 29 maggio verrà proposta la distribuzione di un dividendo ordinario di due euro, a cui verrà sottrarre l’acconto di 1,50 euro versato l’1 marzo e una cedola straordinaria di cinque euro.
Il successo di Hermès – posto che la crescita esponenziale dell’utile derivi anche dalla plusvalenza sulla vendita di Jean Paul Gaultier, nel 2009 – è sicuramente dato dall’appeal che il marchio esercita sui consumatori, specialmente quelli stranieri. Le famose borse Kelly e Birkin costano svariate migliaia di euro (dipende dalla dimensione e dal materiale, ma si superano tranquillamente i 5000) e, nonostante questo, per poterle acquistare esiste una lista d’attesa. Su Moda24 di qualche settimana fa ho intervistato Matilde Ratti d’Ovidio, titolare delle boutique Ratti di Pesaro e Bologna: alla domanda “Qual è il marchio che è andato meglio durante il 2011?”, ha risposto “Hermès” senza battere ciglio. E ha aggiunto “è quello che è andato meglio non solo nel 2011 ma negli ultimi anni”. I numeri, insomma, confermano un andamento fotografato anche da chi vende.
Gran parte del successo della maison deriva dal fatto che Hermès è uno status e i neo ricchi hanno cercato di assicurarselo quanto prima.
Con l’intento di creare qualcosa ad hoc per il mercato cinese, nel 2010 Hermès ha lanciato Shang Xia: nato da un’idea di Jiang Qiong’er, che possiede parte della proprietà – e di Patrick Thomas, ceo di Hermès, il marchio fonde le caratteristiche chiave del lusso Hermès con uno stile davvero legato alla tradizione e alla storia cinese.
Sebbene, dicono dall’azienda, la capacità di penetrazione del marchio sul mercato si vedrà nei prossimi 10 anni, il giro d’affari di Shang Xia ha raggiunto nel 2011 i 2 milioni di euro. Attualmente l’etichetta è venduta in un monomarca a Shanghai e in un flagship a Parigi mentre entro fine anno verrà inaugurato il punto vendita di Pechino.
Se, come da report di McKinsey, il mercato del lusso in Cina è destinato a crescere del 18% anno su anno, arrivando nel 2015 a detenere il 20% del mercato globale, la strategia di Hermès (e di molti altri marchi) sarà premiata ulteriormente.
Italiani, siete avvisati.