Quello che non c’èQuello che non c’è di bello nel noir.

E così, quando durante la festa per i primi cinque anni di vita del mio editore, Eclissi, evoluta nel Milano Calibro Noir, festival di genere svoltosi allo SpazioTeatro89 in via Fratelli Zoia il 14...

E così, quando durante la festa per i primi cinque anni di vita del mio editore, Eclissi, evoluta nel Milano Calibro Noir, festival di genere svoltosi allo SpazioTeatro89 in via Fratelli Zoia il 14 aprile appena scorso, dopo autori eccellenti e altri molto promettenti giunge il turno di tre umili scrittorucoli, ivi giunti senza l’aiuto di nessuno, ovvero, senza l’intervento di nessuno che appartenesse all’ambiente della scrittura e dell’editoria, ma semplicemente assurti ad autori con un piccolissimo ma significante seguito con l’unica forza del proprio talento e del proprio impegno, ecco, giunto il turno di questo terzetto umile ma conscio del proprio potenziale, che ancora scrive mosso soltanto dalla passione e non dal marchettismo diffuso, tre individui che a vederli si sarebbe pensato più agli sguatteri dell’auditorium che non agli autori che hanno ideato l’evento e l’hanno organizzato col salvifico e impagabile intervento del sommo Luca Crovi, ecco, giunto il loro turno salgono sul palco in ordine Andrea Ferrari, io, e Riccardo Besola, e non cito la quarta solo perchè ora sto intendendo dire altro, e il nocchiero della serata ci chiede se Milano sia una città noir, e anzi, a me in particolare chiede cosa significhi il titolo del mio primo romanzo, Milano è un’Arma, e io rispondo. Milano.

Milano era un’arma puntata alla mia testa, una lama trafitta nel mio cuore. Potevo impugnarla o subirne il potenziale fatale, cinque anni fa.

Oggi Milano per me è lasciare casa dei Miei per andare a casa da Lei, ogni giorno tornato dal lavoro, attraversare Affori, e in quel quarto d’ora di automobili corpi cani autobus palazzi rumori lavori sentirmi completamente solo. Lasciare le persone che amo per andare dalla donna che amo, e in quell’intermezzo, sentirmi sperduto e solo.

Avevo appena detto, quel pomeriggio, citando la citazione falsa dell’Hagakure che Meville utilizzò in apertura di Frank Costello faccia d’Angelo, che non c’è solitudine più grande di quella di una tigre nella foresta, se non quella, forse, di ogni uomo, a Milano.

E allora, non c’è niente di bello, a essere noir.

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