Quello che non c’èQuello che non c’è: riscatto

Passeggiavo per San Siro, stamattina, riflettendo sulla mia posizione sempre più amara nei confronti di questa città che ho amato alla follia. Ad una presentazione mi è stato chiesto come mai nei ...

Passeggiavo per San Siro, stamattina, riflettendo sulla mia posizione sempre più amara nei confronti di questa città che ho amato alla follia.

Ad una presentazione mi è stato chiesto come mai nei miei romanzi Milano è descritta sempre più duramente: dall’amore con disincanto di Milano è un’Arma, un’arma come uno strumento di attacco o di difesa, da impugnare o da subire, al caos totale ma auto-gestibile de La Metropoli Stanca, alla visione cinica di Lapidi d’Asfalto.

Ho risposto che Milano è una città senza riscatto, senza possibilità di riscatto. Una città sporca, dentro e fuori, dove ancora vivono persone bellissime, ma purtroppo nessuna di loro è al governo. Una città uccisa dalle bugie dei politici, dall’ipocrisia della giunta, dalle soluzioni interessate dei governanti. Una città che non rispetta niente e non è più rispettata da nessuno. Una città che non amo più camminare, perchè preferisco passarle sotto. Una città che sulla copertina di Lapidi d’Asfalto è rappresentata con croci cimiteriali che convergono su un Duomo stilizzato contro il quale è indirizzata una bomba H. Una città che ho amato, mi ha fatto male, e che ora non riesco nemmeno più a guardare.

E invece, la pioggia, il bar, il mercato, ecco, stamattina riflettevo che in alcuni momenti ho una percezione troppo cupa della mia città, vittima io stesso della nausea per l’odore della Civiltà in decomposizione. In fin dei conti, ecco, la mia città è anche salutare un militare, rinvasare le piantine sul balcone, quel lavoro quotidiano che proprio con la sua quotidianità crea una sensazione prossima alla serenità. E allora, anche se tutto va male, se la Giunta fa male, se il Governo fa male, se il lavoro va male, io ho la mia vita, i miei affetti, le cose se tutti ci impegnamo mi illudo andranno meglio, perchè Milano non può buttarsi via così, non bastano i lifting dei grattacieli, Milano coi suoi cittadini, quelli piccoli, però, non quelli che la soffocano e l’annientano nei propri interessi, Milano potrebbe in fin dei conti essere un bel posto per vivere. Guarda che bel quartiere che è San Siro. E mentre vado dal panettiere a prendere pane e focaccia, mi imbatto in un murale.

San Siro non è una discarica, minacciano i ragazzi idealisti coinvolti nelle polemiche sulle case popolari occupate abusivamente. Lavoro, sanità pubblica, scuola pubblica, la casa è un diritto, l’affitto una rapina. E là accanto una discarica. Più piccola, oggi che ho fatto la foto, di quella lurida e fetente che c’è di solito. Proprio là, dove si invoca riconoscimento alla propria dignità. E allora, per che gente combattete?

Per che gente combattiamo?

Milano è una città senza riscatto, senza possibilità di riscatto. Ecco tutto.

La focaccia, almeno, era molto buona.

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