“Aggiustare” una partita non è peccato. O meglio se c’è un risultato – per esempio il pareggio – che può accontentare entrambe le squadre, allora non c’è niente di male a mettersi d’accordo.
È un po’ questa la sostanza delle dichiarazioni rilasciate da Gianluigi Buffon dal ritiro della nazionale.
Considerazioni che, magari, fanno in tanti, senza poi avere il coraggio di esternarle. Ma che dette dal capitano della nazionale – e nel pieno di un nuovo caso di calcioscommesse – suonano male, malissimo.
In fondo, qualche tempo fa, era stato o stesso Buffon a scagliarsi contro gli antisportivi, disposti a non darsi battaglia sul campo pur di ottenere un risultato comodo per tutti. Era il 2004 e l’Italia di Trapattoni rischiava di uscire al primo turno dagli Europei in Portogallo. Per evitare l’umiliazione, nell’ultima gara del girone, tra Svezia e Danimarca, sarebbe servito un risultato diverso dal pareggio; e invece, puntualmente, arrivò un 2 a 2, che portò le due squadre scandinave agli ottavi e segnò la fine del cammino degli azzurri.
Allora Buffon si unì al coro di quanti gridavano allo scandalo e invocavano la perduta “etica sportiva”. “Se quelli fanno 2-2 veramente, altro che ufficio inchieste: direttamente le teste di cuoio in campo, ci vogliono”, dichiarò il portierone alla vigilia del match “a rischio”.
E adesso? Ha forse cambiato idea?