Dinamica, generosa e unita. La comunità italiana di Hong Kong è dipinta così dalla massima carica istituzionale che qui la rappresenta. Alessandra Schiavo, 42 anni – si 42 avete letto bene – è il Console Generale italiano in questo pezzetto di mondo, piccolo ma strategico sotto numerosi punti di vista.
Esile ma determinata, un sorriso aperto e una parlata schietta con un accento che lascia trapelare la sua natura di cittadina del mondo. Per passione e per lavoro. Alessandra Schiavo si dichiara ‘innamorata’ della comunità di connazionali e da quando è arrivata a Hong Kong, nell’aprile 2010, ha deciso di renderle onore.
Ho deciso, infatti, di incontrare il Console inizialmente per farmi raccontare del progetto “Centouno Italiani a Hong Kong e Macau”, un libro/testimonianza realizzato attraverso il racconto di chi nella Mela Gialla ci abita da sempre e dagli ultimi arrivati. “Nessuno meglio di loro può raccontarci l’avventura di vivere in questi luoghi – mi spiega il Console nel suo elegante ufficio che domina Victoria Harbour – appena sono arrivata ho deciso che meritavano un tributo e il progetto sta procedendo con la raccolta delle storie, scritte dai protagonisti, e i ritratti fotografici realizzati da una fotografa italiana”.
L’arrivo del nuovo Console ha significato anche l’apertura dell’Istituto Italiano di Cultura. “Personalmente ritengo che la cultura debba essere la nostra bandiera, dietro l’Italia e la sua industria c’è sempre la sua arte e nessuno mai ci toglierà la cultura che ci rappresenta in tutto il mondo e sono convinta che investire in essa possa essere oggi strategico a livello di rapporti internazionali e non solo”.
Sentire che la cultura italiana è un elemento strategico mi fa sorridere, soprattutto oggi che in Italia i fondi per attività culturali in genere sono al minimo storico e che i tagli piú dolorosi cadono sempre su ciò che la rappresenta: musei, scuole, monumenti etc… “Anche qui abbiamo subito dei tagli – sembra quasi leggermi nel pensiero – non solo nei budget ma anche nel personale che, finito il contratto, non è stato sostituito; tuttavia per me l’arrivo di due nuove persone per l’Istituto di Cultura significa che ripartiamo da qui. In molti pensano che avremmo dovuto rinforzare il settore commerciale ma quello va già forte e ho ritenuto opportuno puntare su qualcosa che di solito non viene preso in ampia considerazione”.
Il mio incontro con Alessandra Schiavo nasce come intervista, nella migliore delle tradizioni giornalistiche, ma si trasforma ben presto in una piacevole chiacchierata perché il Console rivela subito una dote straordinaria: l’empatia.
Mi sarei aspettata un dialogo ingessato e basato su numeri e statistiche mentre solo due cifre sono emerse, significative per comprendere quanto sta accadendo qui.
Negli ultimi due anni gli italiani residenti a Hong Kong sono passati dal 1800 a 2300 e il valore economico dell’interscambio commerciale tra Italia e Hong Kong ammonta a 10 milioni di dollari americani posizionando, così, questa porta d’Oriente al quarto posto dei Paesi con cui l’Italia lavora meglio. “Sono dati in costante crescita – conferma il Console – perché a parte la crisi che spinge a fuggire dall’Italia, Hong Kong e l’Asia in generale sono diventati recentemente un polo di attrazione economico-finanziaria. Qui è piú facile e veloce avviare un’impresa e la città, nonostante sia caotica, facilita contatti e corre veloce in un mercato molto competitivo. E se si entra nella ruota e si corre veloce si vince con successo”.
E anche il Console corre come tutti gli altri. A volte deve correre di piú perché deve dare prova che una donna può essere un Console. “I pregiudizi ci sono sempre – sorride sorniona – sono cresciuta in questo ambiente prevalentemente maschile sapendo di avere, nella loro ottica, due handicap: giovane e donna“.
Io direi anche tre, perché l’essere italiani ultimamente ci mette a dura prova nella politica internazionale “ma il nostro Paese merita e noi ci adoperiamo quotidianamente per difenderlo – sottolinea – e valorizzarlo nel mondo. Quelli sono i classici stereotipi che si possono eliminare con il sorriso e l’ironia; talvolta prendo di mira chi mi sembra mi giudichi con queste lenti e diventa la mia vittima, mi diverto a fargli cambiare idea, portandolo col tempo a riconoscere i miei meriti”.
Meriti che l’hanno portata ad essere alla Commissione Europea, assistente generale di Giscard D’Estaing dal 2001 al 2003 e parte del Consiglio diplomatico del Presidente Napolitano prima di arrivare a Hong Kong. Laureata a 21 anni “ diciamo che ero una secchiona” confessa simpaticamente, dal 1997 al 2000 ha lavorato all’ambasciata di Tel Aviv. “Sono stata il garzone da bottega, facevo di tutto ma ho imparato davvero tanto e soprattutto ho conosciuto persone meravigliose e nel 2015, quando avrò, la nuova destinazione mi auguro davvero di tornarci. Tel Aviv è simile ad Hong Kong: è dinamica, fervente, certo ha problematiche sociali e politiche differenti ma è una città entusiasmante”.
Lascio il Consolato dando un’ultima occhiata all’ufficio che a differenza del Console incute reverenziale timore e non nasconde la sua istituzionalità, ritratto del Presidente compreso.
Ma aver notato con la coda dell’occhio un barattolo di Nutella mi dà conferma che talvolta l’italianità risiede in piccoli dettagli che ci accomunano. Tutti e soprattutto, tutte.