C’è di tutto nella sfilza di dichiarazioni che hanno accompagnato gli arresti compiuti nell’ambito dell’inchiesta “New Last Bet”. Non mancano, com’è naturale, gli appelli al garantismo, gli inviti a evitare i giudizi impulsivi e a non emettere condanne prima che a pronunciarsi sia stata la Giustizia, ordinaria e sportiva. E come non condividere tali appelli al buon senso?
Fa sorridere però se a pronunciarsi in tal senso è Luciano Moggi, radiato dalla Figc per i fatti di Calciopoli e condannato per violenza privata e per promozione di associazione a delinquere. Uno, insomma, per il quale qualche sentenza è già arrivata e che oggi dovrebbe come minimo astenersi dal commentare tutto ciò che attiene al connubio tra calcio e tribunali.
Eppure l’ex dg juventino ha voluto intervenire in difesa di Antonio Conte (indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva), precisando che “bisogna fare attenzione prima di giudicare una persona che poi magari viene dichiarata innocente, e ricordarsi che dietro ci sono anche delle famiglie e delle storie di vita che vanno tutelate”.
Per il resto Moggi ha colto l’occasione per difendere sé stesso, riproponendo il vecchio principio del “così facevano (e continuano a fare) tutti”. “Era marcio il sistema che era stato indicato prima di Moggi – si è chiesto – oppure è marcio il sistema in sé? Coloro che stanno a capo del sistema se ne stanno tranquilli a vedere e a prendere atto delle cose”.
E se lo dice Luciano Moggi c’è da crederci.