Aspettavo Italo da un sacco di tempo. Dal 2005, direi. Di pendolari usurati dall’andirivieni settimanale Roma-Milano e viceversa ne conosco molti e molto più seri – e sfiancati – di me; io, passati i tempi dei viaggi assidui, sono una pendolare occasionale, ma mi inserisco nella categoria dei testardi: sono finiti master, lavori, amori, eppure una volta al mese o quasi salgo sul treno e torno a Roma. Negli anni a Trenitalia ho devoluto parte del mio stipendio ponendo le mie speranze nel libero mercato – nei limiti delle norme e a beneficio dei consumatori – ed, ora, eccoci qui: possiamo scegliere. Alleluja.
E io ho scelto: Roma Tiburtina-Milano Porta Garibaldi, lunedi 30 aprile ore 17:10; carrozza Smart, tariffa low cost: 45 euro.
L’ultima volta che sono stata alla stazione Tiburtina era probabilmente il 2007 e io, armata di buona volontà e spinta da un estratto conto molto poco incoraggiante, mi avventuravo alle 6 di mattina per prendere il TRENO OK. Ve lo ricordate? Io sì: 19,90 di soddisfazione e un baccano assordante prodotto dai viaggiatori low cost. Ieri al binario 12, circondati da personale in giacca bordeaux, eravamo centinaia di curiosi, passeggeri e accompagnatori, in preda all’euforia dei bambini che non vedono l’ora di provare la bicicletta nuova. Tutti con gli iPhone in mano, tutti a sporgersi dal binario per vederlo arrivare. Eccolo, Italo.
Italo è UN TRENO. Non è meglio nè peggio del Frecciarossa, ha i suoi difetti e i suoi pregi. Italo è UN ALTRO TRENO e questo basta per farmelo considerare qualcosa di positivo.
Rispetto al Frecciarossa è più agevole, ma non sempre più comodo: le uniche due volte che ho viaggiato con una valigia francamente da arresto (tornavo da tre settimane negli USA, capitemi) ho dovuto chiedere aiuto per issarla sul vagone Trenitalia, altrimenti impossibile vista l’altezza surreale dei tre gradini che permettono di accedervi. Su Italo è molto più semplice: i gradini sono sempre tre ma la pendenza è minore. Una volta saliti, però, è quasi impossibile sistemare una valigia che non sia un mini trolley issabile sulle cappelliere: avete mai preso uno di quei treni Milano-Napoli il 22 dicembre, con valige da Transiberiana? Ecco: su Trenitalia c’è uno spazio apposito dove accatastare tutti i bagagli, mentre Italo, beh, ha un micro scaffale dove al massimo se ne possono stipare due per carrozza. Eppure su Italo le famiglie non mancano: nel mio vagone, il 6, ieri ne avevamo due.
Una delle differenze che mi è saltata all’occhio fin da subito – o, meglio, allo stomaco – riguarda la stabilità del treno: Italo tocca i 300km/h (sul tratto Bologna -Milano) ma tra Roma e Bologna il vagone vibra parecchio e sbanda altrettanto. Scrivere un pezzo sfrecciando – per giunta all’indietro, ahimè – a 250km/h è stata un’impresa. Le poltrone sono molto comode, diciamocelo, e lo spazio per allungare i piedi è parecchio, ma, il train manager (!?!) mi perdonerà, ho ringraziato il cielo quando il treno ha cambiato senso di marcia.
Last but not least, Internet: ieri ha funzionato sì e no un terzo del viaggio e, per un treno che sbandiera ai quattro venti quanto sia bello avere il wifi gratis non è un risultato ottimale. Nonostante questo, ricordo quando, quasi due anni fa, il wifi del Frecciarossa – pensato a pagamento ma in definitiva gratuito da allora, a causa dei disservizi – stentava a decollare. Diamogli tempo (anche per rifornire i titoli dei film disponibili sul portale che per ora offre La ricerca della felicità di Muccino e Valentino l’Ultimo Imperatore: ci siamo capiti).
A fare la differenza è il personale: cortese, disponibile, sorridente, sempre pronto a dare consigli, persino su quale sia l’uscita migliore da prendere una volta arrivati a Garibaldi. Chissà se lo sarà per sempre?
La differenza, a conti fatti, la fanno i prezzi, gli orari, la voglia di scegliere questa o quell’altra offerta. Finalmente.