Qui si tratta di un vero e proprio cambiamento di paradigma. Nell’intervista rilasciata oggi a Bloomberg Tv, l’amministratore delegato di Morgan Stanley, James Gorman, ha utilizzato parole inusuali e per certi versi epocali per un ceo americano: gli investitori stanno spingendo per una soluzione veloce alla crisi dell’eurozona, ma «i leader europei si trovano davanti problemi così difficili e complessi che nessuno si può aspettare che vengano risolti in un “Lehman weekend”», ha detto Gorman, aggiungendo: «lasciamoli lavorare alla loro velocità».
Il riferimento, ovviamente, è al fine settimana in cui i padroni di Wall Street, da Lloyd Blankfein di Goldman Sachs a Jamie Dimon di JP Morgan, hanno provato (o non sono riusciti) a salvare dal fallimento Lehman Brothers, discutendo giorno e notte con il segretario al Tesoro Hank Paulson e con Ben Bernanke, governatore della Federal Reserve. Un resoconto dettagliato di quei giorni è contenuto nel bestseller di Andrew Ross Sorkin, Too big to fail, che è diventato anche un film prodotto dalla Hbo (qui sotto il trailer).
Gorman ha fatto poi appello ai governanti affinché riescano a lavorare costruttivamente per aiutare la Grecia a rimanere nella moneta unica, le banche iberiche siano messe in sicurezza e sia incoraggiato ulteriormente il consolidamento fiscale in Portogallo, Irlanda e Italia. Che l’ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco, ora vicepresidente di Morgan Stanley, abbia telefonato a Gorman per spiegare la gravità della situazione alla vigilia del vertice di domani e dopodomani? O che la banca d’affari sia spaventata dal rendimento negativo dei T-bills americani che tutti gli investitori continuano ad acquistare? Oppure ancora, che una delle principali merchant bank globali si sia finalmente accorta che è la politica ad avere il primato di creare la governance e la forma economica dell’Europa che verrà?