L’altro giorno una coppia di miei amici è andata dall’anguriaro in piazza Po, a Milano. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un chiosco con tavoli e panche stile sagra che qualche anno fa andava molto di moda tra le starlette del sottobosco televisivo meneghino. Si mangia anguria, melone e macedonie varie. Una fetta di anguria costa 4 euro. Considerando che al supermercato il costo dell’anguria intera varia da 30 centesimi a 1 euro al kg, si tratta oggettivamente di un’enormità. Però c’è un però: l’anguriaro sta in piazza Po dal 2005. All’epoca, per tre mesi, pagava una tassa di occupazione del suolo pubblico di 6mila euro. Oggi il costo, dice lui, è di 6mila euro al mese. Secondo le tariffe in vigore dal primo gennaio 2012 nel Comune di Milano, l’occupazione temporanea costa 3,72 euro al metro quadro al giorno. A occhio la superficie del baracchino è di circa una quarantina di metri quadri, quindi la spesa che l’anguriaro deve sostenere ci può stare, non sta mentendo. Cosa significa all’atto pratico? Che soltanto per rientrare delle spese deve come minimo vendere 50 fette d’anguria al giorno. Lo scorso 30 giugno il sindaco Pisapia ha detto che nel 2012 il Comune rispetterà il Patto di Stabilità grazie alle maggiori entrate e alla riduzione della spesa corrente. E quindi anche grazie all’anguriaro. Quattro euro a fetta sono tanti o pochi?
17 Luglio 2012