Un tragitto breve: casa-asilo e poi, qualche ora dopo, asilo-casa.
Seduto sul passeggino, non deve essere semplice viaggiare alla sua altezza, o meglio dire bassezza, su un autobus affollato. Così provo a chinarmi anch’io.
Appollaiata al suo fianco, vedo quello che vede lui: una foresta di gambe, tasche, portachiavi che pendono dalle cinture, il fondo degli zaini dei ragazzi che vanno a scuola, il viso di un bimbo sudamericano basso quanto noi, l’adesivo dei posti riservati, le mani intrecciate di due adolescenti.
La portiera dell’autobus si apre, è il momento di scendere: finalmente il mondo ha smesso di essere alto 80 centimetri.