Vi avviso subito. Questo post contiene riferimenti alla mia famiglia, nello specifico a una persona a me molto molto vicina, per colpa – o grazie, dipende dai giorni e dallo stato d’animo con cui mi sveglio al quattordicesimo piano del nostro appartamento a Hong Kong – della quale mi trovo ora in questa grande mela gialla luccicante e fervente.
Lo dico, mettendo le mani avanti, perche’ non voglio che qualcuno poi dica “Beh ma scrivi di parenti e amici….allora sono i soliti sotterfugi italiani”.
Detto cio’ posso raccontarvi una bella storia che ha inizio con un pinguino, migliore amico e braccio destro di una avvenente signorina, proprietaria di un bar nel deserto. I protagonisti di questa storia, pero’, sono due, uomini, italiani, creativi, e senza amici pinguini.
Mauro Marchesi, che abita a Verona ma che abita il mondo anche grazie al suo ‘ tratto’ e qui trovate alcune sue storie online – ha ideato anni fa Hollywood Bau ma non aveva mai travalicato i confini nostrani.
Alberto Cipriani – questo qui ha a che fare con me, si veda sopra -, i confini li ha travalicati, eccome, e abita da cinque anni a Hong Kong dove fa l’ architetto, e nel 2008 coglie l’ occasione di un progetto di ripristino di un palazzo industriale nella zona sud dell’isola per dire “Perche’ non facciamo un palazzo a fumetti? E perche’ non coinvolgiamo artisti e creativi italiani?”.
Amici e colleghi, ancora prima della separazione, Mauro e Alberto si ritrovano nell’ ottobre 2008 a seguire il progetto ora noto come The Factory. Hollywood Bau sbarca, dunque, a Hong Kong e anima i vari piani di questa struttura che oggi accoglie uffici, aziende e servizi e che si e’ fatta notare anche in altre parti del mondo.
Ecco, infatti, che a distanza di quattro anni la casa editrice 010 – una delle piu’ prestigiose per chi si occupa di architettura – dedica un volume a “Mattoni e Palloni” o meglio “Bricks and Baloons” ovvero a come i fumetti – considerati dalla autrice del testo “unconventional medium” – accolgono architetture e il contrario.
Ecco, quindi, che il duo veronese/hong konghese arrivare su queste pagine a raccontare l’ avventura di trasformare un’idea architettonica in un fumetto…o meglio come adattare un fumetto a un’ idea architettonica. Rientrando, cosi, in un filone che in alcune citta’ anche europee utilizza il fumetto e altre forme artistiche per impreziosire se non proprio completare o integrare progetti architettonici e urbanistici (esempi noti si trovano a Bruxelles).
A rendere possibile tutto questo, non solo la volonta’ dei due e la sinergia creativa ma anche la lungimiranza dello studio, RAD, dove Cipriani lavora– e qui scatta il commento “Brava, potevi fare a meno di fare marchette…” (ndr non penso che ne abbiano bisogno e soprattutto il capo non sa l’ italiano!) e il supporto di Isabella Bellinazzo e Roberto Solieri, una restauratrice e un creativo, che da Verona, insieme a Marchesi, sono stati a HK per tre mesi a completare l’ opera giorno dopo giorno pennellata dopo pennellata.
Per i piu’ curiosi, soprattutto donne, posso aggiungere una nota di colore – che nel libro appena uscito, mio malgrado, non c’e’ – io e uno dei due protagonisti di questa storia sul tetto di The Factory ci siamo pure sposati.
Sotto l’occhio vigile e attento del pinguino.