Cazza la randaCari Berlusconi e Giannino:pagare le tasse fa così schifo?

Nel vacuo e per certi aspetti stucchevole dibattito, alimentato ciclicamente dai liberal-liberisti in salsa italiana, sul peso enorme delle nostre tasse, non ha mai trovato spazio un filone di pens...

Nel vacuo e per certi aspetti stucchevole dibattito, alimentato ciclicamente dai liberal-liberisti in salsa italiana, sul peso enorme delle nostre tasse, non ha mai trovato spazio un filone di pensiero. Non riconducibile al pecoronistico coro secondo cui lo Stato commetterebbe un furto facendoci pagare così tante tasse.

In tal senso è stata illuminante una conversazione, avuta qualche giorno fa, con un saggio liberale ultraottantenne, con alle spalle oltre 60 anni di tasse regolarmente e lautamente pagate. Perché mi ha dato conferma che in questo Paese c’è chi non contesta acriticamente il diritto dello Stato al prelievo fiscale e ritiene giusto pagare le tasse. E quindi non si accoda a far lo sport di denunciare tout court la voracità del fisco italiano. Uno sport, questo, largamente praticato da chi in politica c’è già (Berlusconi) e da chi tenta di entrarci (Giannino e soci) uniti nel proporre illusori correttivi all’insegna del famoso spot “meno tasse per tutti”.

Vi chiederete: sono forse ammattiti coloro i quali accettano senza fare troppe storie di destinare un pezzo importante del proprio reddito allo Stato? Rispondo con le parole del mio interlocutore: “no di certo. Si tratta semplicemente di contribuenti che hanno dato molto, in termini di prelievo fiscale, ma che hanno piena consapevolezza di aver ricevuto tanto, dalle varie articolazioni dello Stato”.

La tesi mi convince. Cosicchè, dopo l’amabile conversazione con l’anziano interlocutore, ho fatto mente locale su cosa mi abbia dato, di importante, lo Stato. Il pensiero è andato subito all’istruzione pubblica, che in tutto l’arco della mia vita di studente, è stata eccellente. Ho poi riflettuto sul paio di volte quando ho avuto bisogno di cure specialistiche, che, in due nosocomi diversi di altrettante Regioni, sono state approntate da medici pubblici assai professionali. Mi sono soffermato sull’anno di studio trascorso all’estero, che ho potuto fare grazie al supporto finanziario dei miei genitori, ma anche all’opportunità messa a disposizione dalla provincia (Bolzano) dove sono nato. Mi sono venuti in mente quanti libri ho potuto prendere in comodato e quante ricerche ho potuto fare nelle biblioteche comunali ed in quelle della università pubblica che ho frequentato. Così come quante bellissime giornate della mia infanzia ho potuto trascorrere nei parchi della mia città natia. Nello stesso ho pensato ai miei figli ed alla formidabile esperienza fatta nelle scuole dell’infanzia pubbliche della mia città adottiva (Modena). E non mi è stato possibile non soffermarmi sulla qualità che complessivamente esprime l’amministrazione della cosa pubblica (che si tratti di Comune, di Provincia, di Agenzia delle Entrate, di Inps, di Inail, eccetera) dove ho vissuto fino a 18 anni e dove mi sono trasferito in seguito.

Mettendo sulla bilancia le tante tasse che ho pagato e ciò che ho ricevuto dallo Stato, devo ammettere che è enorme il mio debito nei confronti di quest’ultimo e dunque verso la collettività. Che siamo poi noi tutti, onesti contribuenti. Consapevoli certo del peso delle tasse italiane. Ma anche stufi di chi, per mero ritorno elettorale, scredita lo Stato, gli dà del ladro e non ha gli occhi, ma soprattutto l’onestà, di ammettere che in giro per il nostro malconcio Paese c’è qualcosa di buono per cui vale la pena di pagare le tasse.

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