Stamane ho ascoltato il collega Michele Fusco condurre, con la qui ben nota e apprezzata lievità, la rassegna stampa di Radio Tre. Nella prima parte, tra gli articoli in evidenza, Michele ha letto l’articolo del più liberale tra i liberali, quasi un talebano del liberalesimo, come Piero Ostellino. Non nascondendo diverse perplessità sull’Ostellineide, Fusco ha mostrato apprezzamento per l’articolo di oggi, che stigmatizzava le linee guida di un decreto sulla salute un modo come un altro per fare cassa con le tasse.
Nella seconda parte della trasmissione, tuttavia, sono arrivate diverse telefonate degli ascoltatori. Potere dell’obbligo di dichiarare nome e cognome lasciando il numero di telefono; potere anche della conduzione di Fusco e della pacatezza del mezzo; ma tutti gli intereventi erano a tema, moderati, appassionati, educati: insomma, non proprio i commenti di pancia cui siamo abituati noi che stiamo qui in mezzo tutto il giorno.
Ma arriviamo al punto: un ascoltatore a un certo punto si presenta, si dichiara medico, e spioega perchè tassare le bibite gassate, per certi versi, è come tassare le sigarette. Già, le bibite gassate, in fondo, sono tra i grandi vettori di formazione dell’obesità negli anni in cui, appunto, essa si forma. E gli obesi sono un costo sociale che ricade su di tutti. Perchè non tassare disincentivando, prima?
Non ho evidentemente alcuno strumento per ribattere, mentre della tensione tra libertà e collettività si dicuterà ancora a lungo. Ma mi è piaciuto ascoltare commentatori intelligenti e seri, che chiedevano a chi moderava e a chi ascoltava uno sforzo ancora in più. Quando succede su Linkiesta, è tra le ragioni di massima soddisfazione, tanto che al medico che stamane ha dialogato con Michele vien da dire: perchè non scrive anche a noi?