Voglio cambiare ariaCesare “non” deve morire. Da una giustizia retributiva a una giustizia riparativa

Se Cinema, Scienza e Giustizia si incontrano... con Gherardo Colombo a Riomaggiore (Marzo 2012) "E se mai, il cuore dei Taviani ci fa capire che se quei carcerati che stanno scoprendo nel teatro, n...

Se Cinema, Scienza e Giustizia si incontrano… con Gherardo Colombo a Riomaggiore (Marzo 2012) “E se mai, il cuore dei Taviani ci fa capire che se quei carcerati che stanno scoprendo nel teatro, nei libri, nella cultura, un altro modo di essere uomini, avessero vissuto in un mondo diverso da quello che gli è toccato, forse non sarebbero lì, a passare le loro giornate distesi su una branda, a fissare il soffitto, giorno per giorno, per anni o per sempre.” (Natalia Aspesi, la Repubblica)

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Cesare deve morire è l’ultimo film dei Fratelli Taviani, realizzato con i detenuti del carcere romano di Rebibbia e premiato con l’Orso d’oro a Berlino. Illumina il mondo carcerario, a partire dai detenuti, dal loro essere (state) persone. Rappresenterà il cinema italiano nella Corsa agli Oscar.

“Fine pena mai” e il senso del carcere come strumento di riabilitazione sociale è anche l’oggetto di un articolo di Umberto Veronesi dal titolo: Scientificamente parlando, l’ergastolo non ha più senso. “Si chiama carcere “a vita”, ma, di fatto, è un modo per sopprimere la vita, perché il detenuto non è più una persona, ma la vittima di una lenta agonia, fino alla fine della sua esistenza. Per questo sono a favore dell’abolizione dell’ergastolo e per l’introduzione di un massimo di pena di 20-25 anni.Questa di “Science for Peace” è una posizione civile, ma soprattutto scientifica. Le più recenti ricerche hanno dimostrato che il nostro sistema di neuroni non è fisso e immutabile, ma è plastico e capace di rinnovarsi. Questo ci fa pensare che il nostro cervello non sia uguale a quello che era nei decenni precedenti.”

E’ quello di Gherardo Colombo, tuttavia, l’approccio più interessante e rivoluzionario. Colombo esprime una critica all’attuale sistema giudiziario a partire da un dato scientifico: è statisticamente provato che la detenzione (ancor meno la pena di morte) non agisce come deterrente dell’azione criminosa, quindi non funziona. Non solo per il carcere a vita, in assoluto. In “Il Perdono responsabile”, il titolo del suo libro, Colombo propone il passaggio da una giustizia retributiva (in cui chi ha sbagliato paga), che di fatto non riabilita, ad una giustizia riparativa. Preservando la dignità della persona che ha offeso, si offre alla vittima la possibilità del riconoscimento in uno scambio “responsabile” in cui ciascuno si impegna a rispondere della propria azione.
Un passaggio del libro:

“Antropologicamente il perdono si iscrive nel circuito del dono: chi perdona si presenta come qualcuno che, liberamente e senza obbligo, fa dono di qualcosa a qualcun altro. Ciò che conta è che il perdono inteso come dono, cioè come atto che implica una restituzione, ha la capacità di rovesciare l’ostilità originaria in una relazione di scambio e di reciprocità, proprio perché fra le due parti in conflitto, sull’originario rapporto di ostilità, viene innestato un dono. Chi perdona ha la responsabilità di ri-accettare; chi è perdonato ha la responsabilità di usare assennatamente ciò che riceve, e cioè di essere ri-accettato. Entrambi hanno cioè la responsabilità della ricucitura della relazione che era stata strappata. Il meccanismo delle reciproche responsabilità legittima regole che abbiano per contenuto il perdono, il quale diventa strumento per il rispetto della persona e per il buon funzionamento della società “.

Gherardo Colombo aveva affrontato questo tema, insieme a quello delle regole e dei diritti, a partire dalla Costituzione, nel corso dell’incontro con gli studenti al Castello di Riomaggiore. Un luogo “non banale” nel quale sarebbe utile approfondire e rielaborare la proposta di Colombo, immaginando un percorso di “riparazione” che illumini da un’altra prospettiva le importanti violazioni di legge, il disconoscimento di diritti fondamentali, il conflitto passato e quello che si è determinato, non affrontato e non risolto, alle 5 Terre. Violazioni di legge che hanno portato, il 26 Settembre del 2010, all’arresto dei vertici del Parco Nazionale delle Cinque Terre e del Comune di Riomaggiore. Questo il mio contributo, per non dimenticare.

http://www.grazia.it/magazine/le-opinioni/Scientificamente-parlando-l-ergastolo-non-ha-piu-senso

http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/libri-il-perdono-responsabile-di-gherardo-colombo-edito-da-ponte-alle-grazie

http://speziapolis.blogspot.com/p/inchiesta-5-terre.html

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