di GUIDO FERRADINI – http://www.officinedemocratiche.it
Con tanto di foto in stile Vasto, Vendola e Di Pietro, accompagnati dal redivivo compagno Diliberto, hanno presentato in Cassazione la richiesta per indire il referendum per l’abrogazione delle recenti modifiche alla disciplina dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori introdotte dalla legge 92 del 2012
E’ difficile nascondere un certo stupore. Ma rende evidente l'(in)affidabilità delle alleanze che Bersani e soci intendono costituire.
Nell’ultimo fine settimana, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, aveva rilevato che la situazione italiana inizia a mostrare timidi segni di miglioramento. Ma ciò non deve indurre a farsi troppe “illusioni” perché molto “resta da fare” per far uscire il Paese dalla crisi. In questo contesto il Presidente si è assunto il ruolo di garante affinché, a prescindere dall’esito del voto, l’Italia prosegua nel solco tracciato in Europa dal governo Monti, per mettere definitivamente l’Italia in sicurezza. In altre parole impone che vengano rispettati gli impegni presi dal paese verso la comunità internazionale.
Fra i numerosi oneri assunti dall’Italia un ruolo fondamentale spetta alla riforma del mercato del lavoro portata a termine, fra mille difficoltà e in tempi relativamente rapidi, dalla ministro Fornero. La modifica alla disciplina del mercato del lavoro, lo abbiamo già scritto, è certamente imperfetta e migliorabile, ma indubbiamente segna un primo tentativo di superare il nefasto dualismo fra insiders e outsiders , valorizzando quanto più possibile il rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Con l’idea di fondo che si possono anche ridurre alcune tutele (seppur in maniera marginale) per allargare il campo dei lavoratori soggetti ad un qualche tipo di protezione. La riforma Fornero ci sembrava molto migliore nella prima stesura che quella uscita dal Parlamento; il che dovrebbe già far riflettere sulla capacità dell’attuale ceto politico di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.
In questo contesto, le forze più conservatrici della sinistra italiana si concentrano solo su un aspetto della Riforma (l’oramai mitologico articolo 18) e riprendono la campagna populistico – mediatica che le contraddistingue, lamentando la riduzione della tutela dei diritti dei lavoratori tout cour.
La Carta d’Intenti dei democratici e dei progressisti sottoposta da Bersani agli alleati fissa alcuni principi fondamentali, vincolando i sottoscrittori (fra cui Vendola) ad “assicurare il pieno sostegno degli impegni internazionali già assunti dal nostro paese”. Fra questi impegni, lo abbiamo già detto, vi è una strada di rigore e riforme, che il Governo Monti ha iniziato a perseguire; ivi compreso quello di rendere il mercato del lavoro più equo e flessibile.
L’improvvida presentazione della domanda di ammissione di referendum Vendola infligge così due vulnus alla possibile alleanza dei progressisti, che saranno difficilmente sanabili. Da una parte il leader di SEL (come altri) mostra di non accettare la vincolatività delle linee di rigore indicate dalla UE , ritenendo di poter rimettere ancora una volta tutto in discussione. Secondo una interpretazione della politica che vorremmo dimenticare. Per noi, gli impegni, una volta presi, si rispettano! Dall’altro emerge il dubbio che, come accaduto due volte in passato, anche in caso di successo della coalizione, le tensioni possano nuovamente esplodere e consegnino il paese ad un Governo debole ed incapace di portare a termine i duri compiti che ci aspettano nei prossimi anni.
Gli elettori alle primarie farebbero bene a riflettere su tutto ciò, perché il fantasma greco non si è ancora dissolto.