Cazza la randa ripubblica una lettera di una giovane dirigente del Pd apparsa oggi sulla Gazzetta di Modena
Ciò che penso del mio partito in vista delle primarie, senza sconti. La competizione “giovani versus vecchi” mi ha stomacata prima ancora di iniziare. Lo dico da donna trentenne.
Non vedo giovani, semmai giovani attempati avvezzi alla politica almeno quanto la generazione che criticano. Vedo un Segretario stanco della complicata conduzione di un partito talmente plurale da riuscire a litigare in cinque in una riunione di quattro persone. La colpa è sempre di quello assente. Dio solo sa che bisogno ci sarebbe domani del pragmatismo emiliano di Bersani per risollevare l’Italia. Quel pragmatismo che abbiamo conosciuto quando faceva il Ministro. Invece si ingrigisce ogni giorno con inutili beghe fra comari. A Modena ne stiamo dando un lucido esempio.
Vedo la necessità di un forte rinnovamento che non ha nulla a che vedere con quello in atto. Mi pare di assistere ad un assalto alla diligenza, di leggere una nuova pagina del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Cambiare tutto per non cambiare nulla. Poi? Dopo che li mandiamo via tutti e li sostituiamo con delle fotocopie, alla nostra famiglia, ai precari, col mutuo, il terremoto, i sogni nel cassetto di una vita dignitosa per nostra figlia, cosa cambia?
C’è qualcuno tra questi giovani rampanti del Pd che saprà darci risposte concrete, oppure continuerà a farsi raccontare la fatica di tutti i giorni, nel ruolo che attualmente svolge, dalla segretaria precaria che ha vent’anni di più? Dovrei oggi appassionarmi ad una lotta che ha lo scopo solo di cercare spazi di potere? Sto nel Pd perché si possa governare un giorno questo Paese per renderlo più giusto, più equo. Il rinnovamento però è un’altra cosa, magari una faccenda che interessa uomini e donne, non solo uomini. E magari con i piedi ben piantati nel nostro tempo presente.
Cristina Ceretti, capogruppo Pd Area Nord, ex assessore al Comune di Mirandola