L’estate che ci accingiamo ad archiviare l’ho vissuta, come sempre, all’insegna del vagabondare in una serie di regioni. Quest’anno, però, ho molto osservato cosa è capace di fare il genere umano. Ho tentato in particolare di studiare la fenomenologia dell’abbandono di rifiuti, in particolare ai bordi delle strade. Da fermo e da auto in corsa.
Mai come quest’estate mi è capitato di imbattermi così tante volte in cumuli di spazzatura lasciati sul ciglio di strade che attraversavano territori magnifici o che conducevano a località invidiate nel mondo. Ma anche di assistere ad una numerosa serie di lanci, dai finestrini dell’auto, di ogni ben di Dio. Dai mozziconi di sigarette, ai pacchetti di chewing gum vuoti, alle bottigliette di plastica e lattine, ai fazzoletti di carta. Ho visto finanche gettare da un’auto in corsa un pannolino. Questo, gonfio di popò e urina del piccino a bordo dell’auto che mi precedeva, si è trasformato in una pericolosissima palla. Che, rimbalzata un paio di volte sull’asfalto, è finita dritta sul parabrezza dell’auto che mi seguiva, con annesso spiatellamento di merda fresca all’altezza degli occhi dello sfortunato guidatore.
Si è così rafforzata in me la tesi, assai scontata, per cui siamo un popolo di sporcaccioni. Ciò che ha fatto più male è aver constatato, una volta di più, che i maestri sporcaccioni si trovano nella parte di Italia che amo di più: il Meridione. Questa è stata la fotografia offerta da Sardegna, Lucania e Campania. Per giunta in luoghi naturalisticamente meravigliosi ed in taluni casi addirittura ascritti a patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco.
La mia analisi estiva è però servita anche per giungere ad una conclusione meno banale. Da fiero sudtirolese, che nelle vene sente pulsare sangue teutonico, ho sempre pensato che, da un punto di vista dell’ecocompatibilità comportamentale, il ceppo germanico avesse una marcia in più di noi italiani.
Dovreste vederli i tedeschi, a casa loro: sono rigidissimi osservatori di ogni regola e non si sognerebbero neppure di fare quelle piccole infrazioni di matrice italica, tipo oltrepassare i limiti di velocità o buttare a terra la cartina che avvolge le caramelle. Figurasi abbandonare rifiuti, lanciare dal finestrino dell’auto mozziconi incandescenti o altri oggetti.
Dopo aver veduto quello che sono stati capaci di mettere in pratica cittadini germanici su suolo italiano, devo amaramente ammettere che mi sbagliavo.
Evidentemente sarà l’aria italica che ne fa venire fuori l’animus bestiale e sporcaccione. Non si spiegano altrimenti i casi che ho vissuto personalmente. Come quello del mio vicino di casa in Sardegna che, nonostante avesse un bidone della nettezza a 2-300 metri da casa, preferiva, nottetempo, fare il lancio dei sacchetti della spazzatura utilizzando il canale di scolo ai bordi della strada prospiciente come canestro. E che dire del signore con auto targata Koeln che ha accostato, ha fatto finta di fare la pipì e con la mano libera ha trasferito una serie di sacchetti sul bordo della strada? E della distinta e biondissima signora che ha fatto fare al suo segugio della Westfalia i propri bisogni in spiaggia? Degno di nota anche il caso dell’abbandono, sul ciglio della strada, di una cassa di birre di marca tedesca, introvabile in Italia: in questo caso l’autore del gesto incivile si presume sia stato un cittadino tedesco.
Insomma, noi siamo senza dubbio alcuno un popolo di sporcaccioni. Ma i tedeschi vacanzieri in Italia ci fanno senz’altro buona compagnia.