Egregio Serra,
fino a qualche giorno fa io non sapevo neppure della Sua esistenza. Molto probabilmente perché il suo mondo non mi ha mai affascinato. Preferendovi quello di chi, in questo paese e non su altri lidi, ha dedicato la propria vita ed il proprio ingegno per produrre ricchezza vera. Alludo a coloro che fanno uscire dalle proprie fabbriche manufatti ed idee invidiati nel mondo, che danno occupazione, che sfornano brevetti, che investono in ricerca. E che, completamente abbandonati da questa classe politica cialtrona, nuova e vecchia, lottano contro la finanziarizzazione dell’economia. Per difendere con i denti l’idea per cui una nazione priva di una solida ossatura economica fondata sull’industria è destinato, presto o tardi, a schiantarsi contro un muro.
A me frega poco che Lei lavori pulito, che Lei si sia laureato presto, che Lei e la Sua famiglia vi facciate il mazzo. Converrà che ciò è grosso modo quello che fanno milioni di suoi ex concittadini.
Mi pare che la Sua lettera offra invece altri interessanti spunti di riflessione.
Innanzitutto è un gran brutto biglietto da visita. Naturalmente per chi, come me, non ha avuto la ventura di conoscere Lei e non ha confidenza con il suo mondo. Perchè la sua missiva, scritta d’impeto e sull’onda di sentimenti non governati a dovere, trasuda di rancore e collera. Per cosa, poi? Per una semplice battuta. Avrebbe fatto un servizio migliore alla sua categoria, ma soprattutto a Renzi, se fosse riuscito a dominare i Suoi istinti “bestiali” con quel self control che la assidua frequentazione degli ambienti londinesi avrei pensato avesse plasmato il suo irruento carattere.
Poi il suo scritto è intriso di livore, disprezzo, allusioni spiacevoli. Il tutto condito in una minaccia esplicita di ricorrere alla vie legali, come se Bersani fosse un nemico da abbattere, più che una persona a cui far cambiare opinione.
In ciò, caro Serra, Lei è molto simile a D’Alema – recentemente autorottamatosi – col suo modo spiacevole, minaccioso, allusivo e saccente di trattare l’avversario. Come se si trattasse, appunto, di un nemico.
C’è però una sostanziale differenza tra Lei e D’Alema. Quest’ultimo fa un uso invidiabile della lingua italiana, orale e scritta. La sua lettera, dottor Serra, è un vero disastro. Da rottamare e riscrivere utilizzando correttamente sintassi e grammatica.
Mi permetto dunque di darLe un consiglio: qualora si dovesse trovare un’altra volta sotto assedio, conti fino a 100 e poi si metta nelle mani di un esperto di comunicazione…Non in quelle di un apprendista spin doctor, però, mi raccomando.