IotaIn Macedonia l’opposizione si ribella al nazionalismo di Gruevski

Svariate decine di migliaia di persone (70.000, secondo gli organizzatori) sono scese in piazza domenica a Skopje, in una protesta voluta dai partiti dell'opposizione per chiedere di anticipare le ...

Svariate decine di migliaia di persone (70.000, secondo gli organizzatori) sono scese in piazza domenica a Skopje, in una protesta voluta dai partiti dell’opposizione per chiedere di anticipare le elezioni politiche a marzo e per contestare il Governo di Nikola Gruevski, il cui partito (VMRO-DPMNE) è al potere dal 2006. È la maggiore manifestazione nella storia della Macedonia moderna.

La “Alleanza per il Futuro”, blocco dell’opposizione guidato da Branko Crvenkovski e dal Partito Socialista, ha accusato le politiche del Governo di aver ridotto il Paese in condizioni disastrose: “mentre il debito pubblico raddoppia”, ha detto Crvenkovski, “l’economia va a rotoli e la disoccupazione raggiunge livelli record”.

Nonostante gli ingenti investimenti internazionali degli ultimi anni, in effetti, l’economia Macedone resta strutturalmente molto debole: la disoccupazione, nel primo semestre dell’anno, era del 31%, tra le più elevate della regione. La produzione industriale ad agosto, nelle cifre fornite dall’ufficio nazionale di statistica, è in ribasso del 8,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, colpita duramente dal crollo delle esportazioni verso paesi dell’UE. Secondo le previsioni dell’agenzia Fitch, il Debito Pubblico salirà dal 27,8% del PIL (2011) al 31,3% alla fine di quest’anno. In un solo biennio il Debito Pubblico Macedone è aumentato di quasi sette punti percentuali (fonte: Cia World Factbook).

A fronte di questi problemi, il Governo latita. Giocando le carte dello sciovinismo e del nazionalismo come paraventi dietro cui mascherare i propri insuccessi. Per Crvenkovski, Gruevski starebbe lentamente ammazzando la democrazia Macedone, “riducendo questo Stato in un vero e proprio regime”. L’ultimo capitolo in proposito è la legge, in corso di approvazione in Parlamento, che introdurrebbe pene più severe per i giornalisti ed i media colpevoli di diffamazione, e che violerebbe – secondo l’Ong ‘Metamorphosis’, basata a Skopje – la Costituzione del Paese, il cui articolo 16 proibisce la censura e le limitazioni alla libertà di informazione.

Quella di domenica è stata, come ribadito dagli organizzatori, “la protesta più grande nella storia della Macedonia moderna”. La risonanza mediatica dell’avvenimento è servita anche a supportare la candidatura di Jani Makraduli a sindaco della capitale, in vista delle elezioni locali del prossimo anno. Sotto accusa, in questo caso, la realizzazione del progetto “Skopje 2014, rivitalizzazione del nazionalismo Macedone all’insegna del kitsch, un progetto faraonico costato la bellezza di 500 milioni di euro (ma per il Governo la cifra reale si aggira attorno agli 80 milioni). “Un’iniziativa come Skopje 2014”, ha denunciato il leader dell’opposizione: “ha solo uno scopo, rubare soldi alla gente”. Per poi chiosare: “se questo denaro fosse nelle mani di un Governo guidato da noi, preferiremmo investirlo in fabbriche ed infrastrutture, per dare un lavoro a chi oggi non ce l’ha”.

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