Sembrano lontani i tempi di « Danke Deutschland », la canzone che la Croazia dedicò a ridosso della propria indipendenza alla Germania, quando i Tedeschi furono tra i primi a riconoscere il governo di Zagabria e spinsero il resto d’Europa a fare altrettanto.
La Germania è, oggi, tra i principali critici circa la possibilità di un ingresso Croato nell’Unione. Lo dice, tra gli altri, il Presidente del Parlamento Tedesco Norbert Lammert, che in un’intervista al “Welt Am Somtag” dichiara perentorio: “Zagabria è chiaramente non ancora pronta ad ottenere la membership”. Una doccia fredda per un Paese che resta saldo nel suo proponimento di entrare in Europa il 1 luglio 2013, ma che deve affrontare il crescente euroscetticismo in casa propria, oltre al veto della Slovenia, decisa a non ratificare il trattato d’adesione finché il vicino non affronterà alcune questioni giudicate fondamentali da Ljubljana.
Lo scetticismo di Lammert riflette un’attitudine diffusa in Germania, e cioè il timore che la Croazia, divenuta membro europeo, possa rivelarsi un caso simile a quelli di Bulgaria e Romania, Paesi che una volta integrati si sono dimostrati non all’altezza degli standard richiesti, soprattutto per quanto riguarda le politiche di controllo dell’immigrazione e le liberalizzazioni: l’ultimo rapporto dell’UE, se da una parte ha evidenziato i progressi fatti dalla repubblica balcanica, dall’altro ha infatti sottolineato che la Croazia non è ancora riuscita a compiere progressi significativi in alcune aree importanti, tra cui la riforma giudiziaria e le privatizzazioni. Inoltre, il documento evidenziava le difficoltà strutturali dell’economia croata, costretta alla recessione per il terzo quadrimestre consecutivo, con una perdita del PIL pari al 2,2%, e con un mercato del lavoro strutturalmente debole.
Lammert ha messo in guardia l’Europa sui rischi di ammettere la Croazia in Europa troppo presto: “abbiamo così tanto da fare in termini di stabilizzazione, all’interno dell’UE, che non dovremmo permettere all’ambizione di farci fare mosse troppo affrettate”: l’allargamento non sarebbe, secondo le sue parole, una priorità assoluta.
L’intervista di Lammert ha scatenato una moltitudine di reazioni in Croazia. Il Presidente Ivo Josipović ha detto di comprendere le ragioni di Berlino, ma ha sottolineato al contempo gli sforzi compiuti per adeguarsi agli standard di Bruxelles. Il Ministro degli Esteri Croato, Vesna Pusić, ha difeso il proprio Paese sottolineando che “questa resistenza all’ingresso della Croazia in Europa è un sintomo dello scetticismo generale che da sempre esiste nell’Unione quando si parla di nuovi membri”.
La Croazia potrebbe rischiare di non essere il 28esimo paese a divenire membro dell’UE? In realtà, nonostante le critiche tedesche, l’ingresso della Croazia nell’UE a partire dal 1 luglio 2013 non sembrerebbe essere in discussione. Le perplessità di Berlino rappresenterebbero, per il momento, soltanto un serio monito a non rilassarsi e a proseguire sulla via delle riforme interne. “La Commissione Europea ha evidenziato le aree in cui il Paese deve impegnarsi per conseguire dei migliori risultati”, ha spiegato il portavoce del Governo tedesco, Steffen Seibert: “la Germania è fiduciosa, Zagabria ha le capacità per risolvere questi problemi”.