L’Amleto del regista lituano Eimuntas Nekrosius (1952) è uno spettacolo punk, e non solo per i richiami scenografici: i protagonisti della famiglia reale di Danimarca si muovono in una reggia buia, siedono su poltrone di ferro, vivono in un ambiente che non ha epoca, libero da ogni categorizzazione e tentativo di classificazione. Non c’è tempo, non c’è legge, non c’è struttura che possa reggere all’incomprensibilità della vita. L’anarchia sembra essere necessaria. Ognuno agisce per sé. A discapito di chi è più sensibile e quindi più debole. Lampadari di ghiaccio che gocciolano acqua, la presenza del fuoco, di suoni sinistri, di ampi calici di vetro che sembrerebbero andare in frantumi al solo spostamento, abiti scuri e pesanti che indossano gli attori: solo in una cornice così estrema appare ancora più chiaramente il senso finale che Nekrosius dà al suo Amleto: è una metafora dell’umanità e dell’esistenza, spesso basata su logiche crudeli e ingiuste. In un mondo incomprensibile, in-identificabile e anarchico, con leggi sue, Amleto è solo dopo la morte di suo padre e il matrimonio di sua madre con Claudio, fratello del defunto re di Danimarca nonché futuro successore alla corona.
E’ andato in scena al Teatro Franco Parenti a Milano, dal 18 al 21 ottobre, il primo testo shakesperiano che Nekrosius ha affrontato nella sua carriera, in Lituania nel 1997 . Da allora lo spettacolo ha girato in tutto il mondo accogliendo grande successo: è vincitore del Premio Ubu nel 1998 come miglior spettacolo straniero in Italia, oltre ad aver vinto il Premio Unione Europea dei Teatri, Premio Taormina Arte e il Premio Maschera d’Oro a Mosca. L’Amleto di Nekrosius non rispetta fedelmente la trama shakespeariana, ma rende esattamente il senso finale dell’opera originaria: una maestria nel regista e negli attori che è massima perché sta nel levare, nella sintesi, nella ricerca della relazione tutt’ora esistente tra l’Amleto di allora e l’uomo di oggi.
E allora ecco che la scena anima di elementi naturali, come l’acqua, il ghiaccio e il fuoco: interagiscono con gli attori , sono sempre presenti sulla scena come per ricordare all’uomo anzitutto la vita. E ecco anche un Amleto che non è un attore professionista, ma un cantante molto conosciuto nel suo Paese. Sebbene la capacità di Andrius Mamontovas, Amleto, sia visibilmente minore rispetto, ad esempio, a quella della bravissima Ofelia, Viktoria Kuodyte, o Vytautas Rumsas, Claudio, per il tipo di Amleto che Nekrosius vuole mettere in scena è perfetto: i personaggi delle tragedie di Shakespeare sono tanto vicini all’uomo che anche un attore non professionista può entrare esattamente nel ruolo e renderne il senso più profondo. Sembra, Andrius Mamontovas, quasi un po’ intimidito, sorpreso e stupito anche di se stesso davanti ai suoi piani e alla spietatezza con cui ricambia la “lezione” che la vita vorrebbe dargli. L’Amleto di Nekrosius è un uomo che non può accettare l’ingiusta crudeltà a cui sempre, e normalmente, sono sottomessi tutti gli esseri viventi. E’ come se la vendetta di Amleto fosse ancora più sofferta per il fatto stesso di volerla mettere in atto.
21 Ottobre 2012