L’intonarumoriAscolti recenti rimasti indietro: Getatchew Mekuria & The Ex & Friends – Y’Anbessaw Tezeta

Moa Ambessa è stato uno dei dischi più curiosi e interessanti del 2006. Lo firmavano congiuntamente gli Ex, longeva formazione olandese d'estrazione punk, eclettica e in continua evoluzione, e un s...

Moa Ambessa è stato uno dei dischi più curiosi e interessanti del 2006. Lo firmavano congiuntamente gli Ex, longeva formazione olandese d’estrazione punk, eclettica e in continua evoluzione, e un sassofonista etiope ultrasettantenne ignoto ai più, un nome forse familiare per frequentatori della world music in fissa con la collana francese Éthiopiques e per i pochi curiosi addentratisi in una cultura musicale inesplorata sulla scia del film Broken Flowers di Jim Jarmush, protagonista uno stralunato Bill Murray i cui spostamenti in auto erano scanditi da vecchie registrazioni di un gigante del jazz etiope, Mulatu Astatke.

Due storie agli opposti, quella degli stacanovisti autarchici, una vera e propria istituzione negli ambiti europei del rock di confine nonché modello inattaccabile di coerenza indipendente, e del sassofonista che aveva inventato senza saperlo, parallelamente ai suoi colleghi afroamericani, una forma di free jazz modernissima e dominata dal caratteristico vibrato, una musica estremamente libera e allo stesso tempo radicata in antichissime tradizioni locali. Comune alle due esperienze, un elemento decisivo: l’estrema curiosità reciproca, che aveva fatto incontrare i due mondi durante un tour del paese africano. Un paio di anni dopo gli Ex avevano invitato Getatchew Mekuria ad Amsterdam, ed erano venuti fuori concerti e registrazioni con vari ospiti della scena locale. Moa Ambessa documentava un incontro/scontro di culture eccezionalmente creativo, una musica spigolosa ed energica attraversata da intensissimi momenti di lirismo e melodie esotiche insinuanti, agli antipodi di folklore e banalizzazioni.

Sette anni dopo gli Ex hanno voluto onorare il tuttora attivissimo amico con Y’Anbessaw Tezeta (Terp), un disco in cui si limitano a fare da comprimari, anche se di lusso: una scelta che se da una parte smorza l’irruenza del predecessore, lasciando perdere gli ibridi e il cantato, dall’altra si mette al servizio di sonorità più ortodosse ma non meno affascinanti. Un secondo cd allegato all’album ipercorre in maniera puntuale e accurata la genealogia del progetto, mettendo insieme rare registrazioni etiopi degli anni Sessanta, i concerti olandesi che hanno fatto scoccare la scintilla della collaborazione in studio e più recenti registrazioni live. Non è musica per tutti i palati quella di Y’Anbessaw Tezeta, ma chiunque sia interessato ad addentrarsi in territori inesplorati senza scindere cuore e cervello dovrebbe almeno farsi un giro da queste parti.

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