Sono passati già 17 anni da quel 1995 in cui vide la luce grazie ai Pixar Studios “Toy Story”, primo film interamente realizzato in computer grafica (in gergo si chiamano CAFF, Computer Animated Feature Film).
Da allora il settore ha fatto passi da gigante, realizzando film sempre più costosi e sempre più “perfetti” nei dettagli. “Se Toy Story venisse realizzato oggi, costerebbe molti meno soldi e molto meno tempo. Ma nessuno lo rifarebbe com’era”, ha detto provocatoriamente Chris Perry, già direttore tecnico alla Pixar e oggi fondatore dello studio indipendente di animazione Bit Films, ospite dell’edizione 2012 di View Conference.
“Ai tempi la domanda era: è possibile fare un film in computer grafica?”: da allora sono stati girati oltre 90 film con questa tecnica, per un totale di 11,5 miliardi di dollari di incassi (10 titoli all’anno usciti negli ultimi 6 anni sul mercato USA).
A riguardare oggi quei primi lavori (e ancor più del primo “Toy Story” a esser male invecchiato è il successivo “A bug’s life”) la distanza con ciò che il cinema digitale riesce a offrire oggi è incredibile. “La tendenza degli Studios è quella che i giapponesi chiamano shokunin, la voglia di arrivare alla perfezione senza sosta, ma questo ha dei costi sempre più alti e delle conseguenze sul mercato”.
Secondo i dati presentati da Perry a View, tra i 92 CAAF presi in esame – secondo i divieti ai minori della MPAA, l’organo statunitense preposto a giudicare a quale pubblico i film siano adatti – addirittura il 96% viene segnalato come G o PG (adatto cioè a tutti gli spettatori e “minori di 10 anni accompagnati”), e il più “adulto” è l’unico lavoro bollato come PG13 (minori di 13 anni accompagnati), “Beowulf” di Robert Zemeckis del 2007. “La computer grafica doveva essere un media, è diventato un genere”, ha sentenziato Perry.
Perché? I film a cui possono accedere i bambini fanno ovviamente più incassi, e questi film sono costati in media 135 milioni l’uno (fonte Box Office Mojo): “E’ inevitabile che gli Studios non vogliano rischiare”.
Quale quindi il futuro di questo tipo di cinema? Perry punta sull’animazione a basso costo, in modo da poter avvicinare anche generi meno “universali”, ma l’impressione è che per quanto riguarda le grandi produzioni non si vedrà tanto presto (se mai accadrà) un cambiamento…