Non era in uno di quei saloni in stile coloniale de L’Avana, né in uno tipico dell’entroterra siciliano in cui si usa ancora il rasoio a serramanico. L’”Acconciature per uomo” in cui ho portato Tancredi a tagliare i capelli era un semplice barbiere, incontrato per caso e scelto perché era deserto e aveva un’aria familiare che solo un nome come “Da Mario” può dare.
Unici clienti, io e lui, in un mite pomeriggio romano, a due passi da via Laurentina, Roma sud.
Entriamo. Tancredi non sa cosa lo aspetta, ma intuisce. Il barbiere però ci sa fare: afferra un cuscino spesso almeno 15 cm e lo poggia su una delle tre poltrone del suo salone. Quella centrale. Adesso Tancredi, seduto lassù, ha il ruolo da protagonista. Di fronte, uno specchio che di un uomo rifletterebbe il busto e basta, del piccolo uomo riflette invece la figura intera. Seduta.
Sparisce un attimo, il barbiere, ritorna con un mantello nero che avvolge intorno al corpicino di Tancredi, girandolo due volte intorno al collo: “E’ come quello dei super eroi”, lo rincuoro io. “Sì, supe eoi”, ribadisce Tancredi super eccitato.
Zac. Il primo ciuffo cade a terra. Tocca al secondo. Zac. E poi il terzo, il quarto. Zac, Zac.
Tancredi sembra divertito, si osserva allo specchio e mi ordina di stare seduta, accanto a lui, ma seduta.
I ciuffi continuano a cadere, Tancredi adesso agita sotto il mantello le manine, vuol farle uscire, ma non sa da dove: “Gazie, Gazie”, continua a ripetere all’uomo forbiciato che continua a girargli intorno: un modo per esortare il barbiere ad abbreviare quello strano rituale che ha smesso di essere un gioco e sta pian piano diventando una tortura.
Manca il ciuffo davanti, poi abbiamo finito. Lo ripetiamo due tre volte io e il barbiere. Tancredi per fortuna ci crede.
Tolto il grande mantello nero, ha smesso di essere un super eroe e, dopo aver impugnato la pompetta che diffonde sulla sua testa un profumo delizioso, è tornato a essere un bambino. Coi capelli corti, molto corti.
La leggenda vuole che, dopo ogni taglio, i bimbi diventino più monelli…guardo il nanerottolo coi capelli quasi a zero e gli occhi furbi e “parlanti” e decido di crederci.