Dopo le bordate di Report, il rincaro della dose da parte di Dagospia, ma soprattutto le ben argomentate critiche di economisti del calibro di Tito Boeri al mostro giuridico ed economico che si sta configurando attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), il presidente di quest’ultima, l’ex ministro Franco Bassanini, ha scelto di rilasciare una lunga intervista ad un organo di informazione amico e pron(t)o ad accogliere il suo verbo.
Dal Bassanini non è giunta alcuna spiegazioni rispetto al fatto che la Cdp si sta trasformando, nel totale disinteresse della politica, nello strumento con cui si sta compiendo un piano di cospicui trasferimenti di partecipazioni dallo Stato ad un soggetto partecipato al 70% dallo Stato medesimo ed al 30% dalle “fondazioni bancarie, enti apparentemente privati ma controllati dalla politica”. Né sono arrivate rassicurazioni che Cdp è in prima linea nella ricerca di nuovi investitori privati e per scongiurare in tal modo che la conversione in azioni ordinarie delle azioni privilegiate detenute dalle fondazioni bancarie sia fatta gratuitamente o quasi, regalando agli amici di Guzzetti svariati miliardi di euro. Ma soprattutto il presidente di Cdp non ha illustrato quali sono i perni, ai più oscuri, della strategia con cui vengono deliberati gli investimenti, nonchè la costituzione di nuove scatole societarie o fondi di vario tipo.
L’ex ministro sì è invece limitato ad utilizzare lo spazio messogli gentilmente a disposizione dall’Huffington Post per fare la cosa che riesce meglio a politici navigati come lui: divagare.
Nessuna amara sorpresa, almeno per noi. D’altra parte il titolo del pezzo “Cassa Depositi e Prestiti a tutto campo…” costituiva una premessa chiarissima della benevolenza con cui l’Huffington Post avrebbe trattato, come è avvenuto, Bassanini. La frase finale dell’intervistatrice, poi (“il tempo a nostra disposizione è finito, ma le domande sarebbero ancora tante”) è stata la cosiddetta chiusura del cerchio.
Bassanini, nel suo divagare, ha però manifestato un vizio tipico di certa sinistra spocchiosa: ha sottovalutato l’intelligenza dei lettori, in questo caso dell’Huffington Post. Ribadendo, senza che naturalmente la sua interlocutrice esprimesse il benché minimo dubbio, come le risorse a disposizione della Cdp sarebbero private e dunque utilizzabili da questa come meglio crede. Bassanini sa bene invece che i 220 miliardi investiti dai risparmiatori italici in Btp e libretti postali e nelle mani di Cdp, sono garantiti dallo Stato e per ciò stesso assurgono a patrimonio pubblico.
In tutto ciò comprendiamo certo il tentativo, seppur maldestro, di uscire dall’angolo nel quale Bassanini e la sua Cdp sono stati messi in conseguenza dei cazzotti di Report e del lavorio ai fianchi di Tito Boeri. Nello stesso tempo ci rattrista constatare come un giovane giornale on line abbia preso in così breve tempo le brutte abitudini dei vecchi quotidiani, sempre pron(t)i al richiamo del potente di turno. Ma in fondo ci rallegra il fatto che Bassanini abbia trovato solo la sponda dell’Huffington Post.