E’ cominciata in Tunisia, poi con un poderoso “effetto-domino” si è diffusa in Marocco, in Egitto, in Libia, in Bahrain, in Siria. Ora, sulle ceneri della “primavera araba”, nel Maghreb e nel Medio Oriente sono nati governi di transizione, alcuni dei quali si rifanno a un Islam “moderato”, mentre altri sono sapientemente manipolati dai movimenti islamici radicali, come il movimento al-Ikhwān al-Muslimūn dei Fratelli musulmani. In futuro, prevedono alcuni analisti, la destabilizzazione potrebbe coinvolgere direttamente anche l’Iran, l’Iraq, il Libano, la Giordania e la Turchia.
A questo delicato momento di passaggio è dedicato il dossier contenuto nel numero di novembre di «Le Monde diplomatique», oggi in edicola con il titolo Sur les braises du « printemps arabe ». Les islamistes à l’épreuve du pouvoir. Eric Rouleau, nel suo articolo « 1967, la défaite qui a tout changé », traccia una approfondita ricostruzione dell’emergere dell’islamismo politico, a partire dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967 fino all’alleanza tra i Fratelli musulmani e il Presidente Anwar al-Sādāt. Alain Gresh, nel suo « Les islamistes à l’épreuve du pouvoir » definisce i contorni della potente onda islamica che sembra sommergere il Golfo Arabo, sotto la pressione della tenaglia stretta dal movimento dei Fratelli Musulmani, salafisti e emiri del Golfo. Alla situazione in Marocco, con un governo guidato per la prima volta dal partito Hibz Al-Adalah Wal-Tanmiyah (Partito della giustizia e dello sviluppo) è dedicato l’articolo « Un gouvernement marocain sous surveillance royale » di Wendy Kristianasen. Il riuscito tentativo di marginalizzare l’esercito da parte del presidente egiziano Mohamed Morsi e il rischio di una deriva islamista nel paese sono infine descritti nell’articolo di Alain Gresh dal titolo « Egypte, de la dictature militaire à la dictature religieuse ? » .
Era dagli scossoni dell’epoca nasseriana, dai traumi collettivi generati in Medio Oriente dalla crisi di Suez, dalla rivoluzione algerina, dalla guerra dei Sei Giorni, che non si assisteva a fenomeni del genere. Ma se nessuno aveva previsto che l’onda travolgente della “primavera araba” potesse spandersi tanto rapidamente e in così tanti Paesi, ancora più imperscrutabili sono gli scenari che la volontà collettiva delle piazze arabe, rimasta assente o inamovibile nei decenni passati, potrà disegnare nel futuro prossimo venturo.
Il dato di fatto, incontrovertibile, che scaturisce dalla cosiddetta “primavera araba” è che la democrazia non si importa come un modello prodotto altrove e che l’islamizzazione del Maghreb e del Medio Oriente è un rischio concreto che può minare i passi avanti compiuti nell’area. E’ anche per questo motivo che il dossier appena uscito su «Le Monde diplomatique» ci aiuta a decifrare quanto avviene sulla sponda Sud del Mediterraneo, spinta da venti sempre più prepotenti di integralismo.
Sur les braises du « printemps arabe ». Les islamistes à l’épreuve du pouvoir
« 1967, la défaite qui a tout changé » di Eric Rouleau
« Les islamistes à l’épreuve du pouvoir » di Alain Gresh
« Ce syndicat qui incarne l’opposition tunisienne » di Hèla Yousfi
« Un gouvernement marocain sous surveillance royale » di Wendy Kristianasen
« Egypte, de la dictature militaire à la dictature religieuse ? » di Alain Gresh