di GIULIANO GASPAROTTI e GUIDO FERRADINI – http://www.officinedemocratiche.it
Accogliamo con soddisfazione l’ascesa di Rosario Crocetta a presidente della Regione Sicilia. Ma questa è l’unica buona notizia di una giornata davvero da dimenticare. I dati elettorali sono tutt’altro che incoraggianti. Il dato sulla enorme astensione conferma la disaffezione verso la politica, con la trasformazione in non voto del 3% di sfiducia nei movimenti politici tradizionali riportato da tutti i sondaggi.
Accanto a questo registriamo il successo (perché tale è) del Movimento 5 stelle che diventa il primo partito nella Regione Sicilia. Senza contributi elettorali, senza grandi investimenti (25.000 euro), solo con alcuni “coup de théâtre” quali l’attraversamento a nuoto del canale, un comico ottiene un risultato che si spiega solo con il “rifiuto” dei partiti tradizionali ed il fallimento della Politica in quanto tale. Bollare il M5S come mero populismo e antipolitica è il solito clamoroso errore di supponenza della dirigenza PD, come lo fu in passato la sottovalutazione della Lega e più di recente in occasione della cocente sconfitta di Parma.
E in tutto ciò che dire del PD? Non siamo naturalmente d’accordo con il segretario Bersani e i suoi toni trionfalistici. IL PD subisce un tracollo nei consensi dimezzando il suo patrimonio elettorale (da 505mila a 257mila), in un momento in cui la destra, divisa e litigiosa, non era un avversario politicamente credibile. Se le varie anime del post-berlusconismo avessero trovato un accordo, avremmo registrato l’ennesima, inevitabile, sconfitta. Gioire dell’incapacità altrui è un errore imperdonabile. Foriero di sconfitte certe.
Ci sono tuttavia altre considerazioni che devono farci riflettere e che confermano, a nostro avviso, l’incapacità attuale del PD di raccogliere i consensi che meriterebbe.
La prima. Il nuovo presidente non ha una maggioranza in assemblea. Le voci di stamani danno possibile un accordo con il movimento MPA di Lombardo. Se ciò avvenisse nulla cambierebbe in Sicilia, rendendo quantomai attuale il famoso adagio di Don Fabrizio,Principe di Salina. La stessa maggioranza, un inguardabile accrocchio, continuerebbe a governare l’isola. Rendendo il successo di Crocetta una vittoria di Pirro.
Secondo. Il fatto più grave. Allorquando la disaffezione, l’astensionismo ed il disamore diventano il tratto distintivo di questo periodo storico, il Partito Democratico si ostina a rendere difficile e complessa la partecipazione alle Primarie. Un regolamento assurdo e bizantino, partorito da grigi funzionari di partito alla ricerca non del consenso (che ovviamente non hanno più), ma della mera conservazione di loro stessi. Per garantire la sopravvivenza ai dinosauri anche quando il clima e le ere geologiche ne hanno già decretato l’estinzione. La recente decisione del Garante Privacy riapre le primarie ad una partecipazione ampia laddove l’intenzione era quella di ridimensionarle: rende tuttavia evidente l’incapacità di comprendere le esigenze che emergono dalla società. Per questo Bersani dovrebbe dimostrare, nei fatti, di non essere ostaggio dei troppi capibastone che stanno dilaniando il Pd. Se ci riesce.