È difficile spiegare a chi ha conosciuto Torino nelle sue sembianze post-olimpiche, piena di locali di ogni genere e proiettata verso un (quantomeno intenzionale) distacco dal grigio monocolore del monopolio industriale, che cosa abbiano rappresentato i Negazione, il loro bisogno di cercare altrove delle risposte ad un presente che non ne dava e di reagire all’immobilità inventandosi un linguaggio e una storia alternativi a quelli correnti.
Erano un gruppo hardcore di rara potenza, forte di una visione globale che all’epoca (la metà degli anni Ottanta) era davvero una novità in Italia, in particolare all’interno di una scena musicale, quella punk, totalmente autarchica e votata alla autoproduzione, con pochi altri casi isolati (tra cui i concittadini Declino e Indigesti) a condividere la spinta oltreconfine. A sancirne l’importanza e il ruolo d’esempio ci pensarono le interminabili tournée negli spazi occupati di Olanda, Germania, Belgio e Spagna, le date negli Stati Uniti, il rispetto totale del pubblico e delle band incontrati lontano da casa.
Il motivo per cui, a distanza di vent’anni dallo scioglimento, avvenuto poco dopo un’acclamata esibizione al Monsters Of Rock, Negazione è un nome che ispira tuttora riverenza e rispetto, hanno cercato di spiegarlo ieri sera al Circolo Amantes di Torino, intervistati da Paolo Ferrari, due protagonisti di quella storia, il bassista Marco Mathieu, ora affermato giornalista, e il cantante Guido “Zazzo” Sassola (con il chitarrista Roberto “Tax” Farano, fuori campo, impegnato in un dj set).
L’occasione la forniva la presentazione di un progetto molto particolare, “Il giorno del sole”, libro + cd edito da Shake che, nel riproporre quelli che la stessa band considera i suoi due lavori più riusciti, l’Ep “Condannati a morte nel vostro quieto vivere” del 1985 e l’album “Lo spirito continua” del 1986, (con l’aggiunto del brano che dà il titolo alla pubblicazione, anno 1988), ripercorre attraverso un agile ma denso libretto di sessanta pagine gli anni trascorsi con il triestino Fabrizio Fiegl, scomparso lo scorso anno, il più stabile dei loro batteristi il quale, dopo il 1988, avrebbe lasciato spazio ad una serie di successori, tra i quali un insospettabile Neffa non ancora protagonista della scena hip hop e lungi dal diventare interprete da classifica.
Fabrizio, hanno spiegato Mathieu e Sassola, era l’elemento mancante che aveva trasformato il gruppo in una unità coesa, diretta verso una meta comune; cercare di raccontare quegli anni rivolgendosi al figlio adolescente di Fabrizio, Elia (è questa la traccia che segue la collezione di ricordi del libro) funziona, ben al di là di facili commozioni e di inevitabili tentazioni di amarcord.
Si racconta insomma un progetto di vita, affascinato da una idea di velocità (a partire dall’esecuzione della musica) che era soprattutto un tentativo di vivere il più intensamente possibile gli spunti provenienti dall’esterno. Più che una vicenda musicale come tante, quello dei Negazione è stato un vero e proprio allenamento esistenziale alla curiosità, un costante bisogno di spingersi più in là, lontano da facili slogan e contrapposizioni ideologiche. Uno spirito che continua nelle parole dei protagonisti, e in quelle delle loro canzoni: “L’unica nostra forza è la sincerità / il nostro giorno del sole / splenderà di energia / fin dall’alba / e il tramonto vivrà / dei nostri sorrisi / sui volti scavati dal pianto”.
(maggiori informazioni su “Il giorno del sole” le potete trovare all’indirizzo http://www.negazione.com/)