Di vivere in un contesto stimolante e in continua evoluzione ne avevo avuto il sentore in questi mesi.
Hong Kong luccica come i suoi grattacieli sul fare della sera e splende nelle vette di numerose classifiche…quest’ultima mi sembra sinceramente la più azzeccata: meta dello shopping.
Ricapitolando nei mesi scorsi Hong Kong era risultata, nel bene e nel male, ai primi posti della classifica delle città più vivibili al mondo e di quelle più inquinate…fatto che mi aveva fatto cadere in uno stato allarmante di confusione personale. Se da un lato ero contenta di vivere in un posto considerato stra-figo dai più dall’altro la salute mia e dei miei cari qui potrebbe risentirne pesantemente…Ha vinto anche il premio come luogo meno corrotto al mondo ma su questo aspetto non ho dati oggettivi da presentarvi e mi fido degli studiosi.
Sinceramente non so dirvi se davvero Hong Kong possa essere considerata la più vivibile e la più inquinata, io personalmente alterno giorni in cui confermo prima una e poi l’altra…di fatto non è una città facile soprattutto per la tipologia di popolazione, cosmopolita sì ma tendente alla Cina e, quindi, un po’ chiusa su se stessa e timida. O almeno questo è il mio polso della situazione…quindi vivibile sotto molteplici indicatori – tra cui in primis i trasporti efficienti – ma anche fastidiosa per inquinamenti di vario genere soprattutto rumore, tanto rumore.
Poi, se la vivbilità è vissuta dal sesso femminile propenso maggiormente per tradizione allo sport dello shopping allora Hong Kong è vivibilissima.
Non a caso sta ai primi posti di questa nuova classifica stilata da Global Blue, azienda svizzera che ha calcolato il “globe shopper city index” che misura «il potere di seduzione delle grandi metropoli rispetto allo shopping turistico internazionale ed è misurato secondo 38 criteri raggruppati in categorie tra cui negozi, prezzi, hotel, trasporti, cultura e clima.
Non su tutti gli indicatori hanno ottenuto punteggi alti, a peccare sono i costi degli alberghi altissimi – e qui confermo decisamente – e quello dei taxi che, sinceramente, a me non sembrano così costosi (soprattutto se paragonati a quelli italiani ed europei in generale!)
Tra i punti forti, invece, il lungo periodo di saldi – in effetti in alcune aree della città durano praticamente 11 mesi e raggiungono simpatiche percentuali del 90% – e il plurilinguismo dei commessi. Su questo ultimo punto aprirei il dibattito: chi stila queste classifiche non si è mai fatto un giro nei negozi e centri commerciali di Hong Kong al di fuori della cerchia di Central…ovviamente nel cuore pulsante i commessi sono tenuti a sapere almeno l’inglese oltre ovviamente al cantonese e mandarino ma bastano poche centinaia di metri per ridursi a comunicare a gesti.
Ora attendiamo fiduciosi il nuovo primato di Hong Kong che dopo queste tre classifiche – a questo punto – secondo me si aggiudica il primo posto come la città con il primato di primi posti nelle classifiche mondiali!
Quasi quasi lancio questa classifica e vediamo se ci azzecco.